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Ksm, dall’exploit al rischio licenziamenti. Il Far West della vigilanza privata

lunedì 17 Aprile 2017

Dai lavoratori tutto inizia e da loro cambia volto. In Sicilia la Ksm, azienda leader nella vigilanza privata, da oltre un mese ha annunciato licenziamenti trasversali. Lo ha fatto presentando un piano di mobilità rivolta a 516 persone che gradualmente dovrebbero lasciare armi e divisa. Una manovra significativa per quello che in questi anni è diventato uno dei colossi del settore. Un universo di sigle che facevano riferimento a Rosario Basile, avvocato palermitano (già presidente dell’Irfis, società finanziaria della Regione) dimesso autonomamente dalla carica dopo un indagine su una vicenda legata al mancato riconoscimento di un bambino. Per lui la Procura di Palermo ha presentato una richiesta di rinvio a giudizio per minacce e violenza. Della storia ce ne siamo occupati in occasione delle notizie di cronaca.

La Ksm, detenuta dalla Biks (Basile, Ivri, Ksm, Sicurtransport) vanta un fatturato di 45 milioni di euro con circa 6000 dipendenti e 32 sedi in Italia. La sede legale e la centrale operativa sin dalla sua nascita è a Palermo e nel capoluogo siciliano lavorano 700 guardie giurate.

Adesso alla guida della Ksm c’è Enrico Scoditti, manager Bocconi chiamato a una «riorganizzazione societaria» mentre all’Ivri (Istituti di Vigilanza Riuniti d’Italia della holding Basile che prossimamente sarà quotata in borsa), c’è Paolo Fiorentino, ex vicedirettore generale Unicredit. La sostituzione al vertice, secondo una nota dell’azienda, «rientra nelle linee strategiche di sviluppo» ma secondo alcuni potrebbe trattarsi di un commissariamento «de factu», soprattutto dopo il piano di tagli (procedura di risanamento del debito) presentato all’ultimo consiglio di amministrazione.

«L’azienda ogni anno presenta tagli di lavori risolvendo così i loro problemi, se dobbiamo lavorare così non si può domare questo settore – dice Michelangelo Mazzola, della sede del sindacato Uiltucs territoriale che riunisce Agrigento, Caltanissetta e Enna – E’ chiaro che qualche lavoratore salterà. Loro hanno creato un settore in crescita e ora sembra che stiano mollando, dando in subappalto i lavori più piccoli».

Nel triangolo di province che riunisce mezza Sicilia, la Ksm ha 640 lavoratori: dai tribunali di Caltanissetta e Agrigento agli ospedali e in passato ha gestito anche l’insolito servizio di «vigilanza venatoria» (guardiacaccia) nei boschi dell’intera provincia nissena. A Trapani svolge il servizio nel vicino aeroporto di Birgi ma l’appalto è in scadenza.

Il rischio licenziamenti riguarda soltanto le società della Ksm, e non coinvolge le altre nove Sicurtransport, Sicurcenter, Argo, Saetta Trasporti, Saetta Investigazioni, la SOS, la Hermes ne Ivri. Lo spauracchio è il criterio di aggiudicazione delle gare d’appalto al massimo ribasso. I costi si assottigliano fino ad andare sottosoglia. «Nessuno dice che non ci sono appalti pubblici, sono i criteri a essere cambiati. Non dobbiamo dimenticare che nella cifra inserita in appalto sono comprese le spese della sala operativa, delle divise e degli aggiornamenti – continua Mazzola – ed è indicativo che nelle altre Regioni il prezzi di assegnazione sono molto più alti».

I sindacati denunciano sei mesi di ritardo nei pagamenti a causa di una fase di stallo dell’intero mercato. Il reticolo di società riferibili alla famiglia Basile, nel corso di questi anni ha stipulato contratti nell’intera Regione, talvolta utilizzando la clausola del subappalto. «Così sono cresciuti dei piccoli istituti che, per rientrare nell’affaire, hanno compresso al massimo le spese e adesso – continua – si presentano alle gare d’appalto facendo crollare il costo delle offerte». Il disequilibrio sta travolgendo il settore con esempi di affidamento eclatanti: 13 euro e 17 cent h/persona a all’aeroporto di Catania; 13 euro euro al tribunale di Agrigento e 11, 50 euro a quello di Siracusa.

Un clima da “Far West delle divise” maturato durante gli exploit di appalti aggiudicati dalla Ksm. Nonostante le indagini della Procure. Diversi manager del gruppo, in questi anni sono finiti nell’occhio dei magistrati di Trani che per competenza hanno inviato ai colleghi di Palermo un fascicolo sulla Sicurtransport, una società del network Basile.

La vicenda è emersa nell’ambito dell’inchiesta «Sistema Trani» sull’affidamento dei servizi comunali tra cui la vigilanza degli immobili e lo scorso dicembre il sostituto procuratore Michele Ruggiero ha chiesto il rinvio a giudizio per 19 persone tra cui il palermitano Francesco Lupo, della Sicurcenter del gruppo Basile.

Tra le intercettazioni è emerso il nome di un certo Finazzo, riferibile a Salvatore, consigliere comunale di Palermo e membro del Cda della Sicurtransport.

Proprio in chiusura di 2016 a Palermo la Ksm si è aggiudicata il servizio di vigilanza a bordo degli autobus dell’Amat. Una «sperimentazione» positiva durata un mese, che ha fatto crescere il fatturato dell’azienda grazie al raddoppio del numero di biglietti obliterati. Costo dell’affare (riferito a due linee di bus) 86 mila euro, lo scorso 26 gennaio è stato prolungato, a oltre 103 mila euro. E’ anche in virtù di questo che i sindacati lo scorso 7 aprile sono scesi in piazza a Palermo, di fronte la Prefettura, e Messina. «Nutriamo forti dubbi sulla fondatezza di questa procedura, a partire dall’esubero dichiarato. – dice Salvo Leonardi, segretario generale Filcams Cgil Sicilia – Non ci convince, peraltro, quale motivazione addotta dall’azienda, i mancati cambi di appalto, in quanto gli stessi andrebbero approfonditi con la società di intermediazione (SOS) e le stazioni appaltanti”.

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