Annullata con rinvio dalla Corte di Cassazione la sentenza della Corte d’appello di Palermo che, nel settembre del 2016, aveva assolto il senatore di Forza Italia Antonio D’Alì dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il verdetto aveva prosciolto il parlamentare azzurro per le contestazioni successive al 1994 e aveva dichiarato caduti in prescrizione i reati che gli venivano contestati per il periodo antecedente a quella data.
Secondo i pm, D’Alì avrebbe “contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dei boss le proprie risorse economiche, e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato”.
L’esponente di Forza Italia, però, non ci sta ad essere tacciato come amico dei mafiosi e i legali di D’Alì commentano così la decisione dei giudici della Cassazione: “Ci troviamo di fronte ad un rinvio finalizzato a sollecitare la Corte di appello di Palermo a decidere nuovamente se ascoltare o meno testimoni in larga parte già escussi ed a meglio motivarne l’eventuale rigetto.
Testimoni che, ove ammessi, nulla comunque potranno aggiungere a fatti già esaminati nei dieci lunghi anni di un processo ‘abbreviato’ Il che porterá ad altre lunghe attese, ulteriori costi per la giustizia e per giungere alla fine al punto di partenza: l’ennesima assoluzione”, così Gino Bosco e Stefano Pellegrino, avvocati del senatore azzurro.