C’era tutto un mondo pronto a ricomporsi accanto a lui. Ieri a Palermo, Nello Musumeci, candidato a Palazzo d’Orleans del centrodestra, ha fatto il pienone d’entusiasmo, facendo rivivere i fasti di una coalizione che punta a governare la Sicilia nei prossimi anni: “Mettiamo le imprese al centro”, “la ricchezza non è il denaro pubblico”, “precari a vita sono diventati pegno umano”. Una serie di “titoli”, sparati a raffica su una riflessione che non ha trascurato il rilancio di alcuni settori come Ambiente, Turismo e Beni culturali.
Forza Italia dunque non ha più dubbi. I risentimenti sono alle spalle. Le frizioni, anche le più recenti, Armao fuori dal listino, il prezzo da pagare all’equilibrio di un’alleanza.
“In una terra dove siamo maggioranze morale è assurdo debba governare un comunista“, ha tuonato Musumeci incassando uno scrosciante applauso da una platea attenta ed entusiasta.
Insomma tutto sembra andare a gonfie vele. Così pare. Rimane il fatto che la campagna elettorale deve ancora confrontarsi su temi, orientamenti, fatti specifici e soluzioni da proporre all’elettorato. Che le polemiche sulle liste e quelle sui passaggi di schieramento ‘last minute’ non giovano a nessuno e che molta gente, nell’elettorato che alla fine andrà a votare, forse non la dice tutta.
Il voto dissimulato, quello che non si coglie in giro con facilità, potrebbe riservare ancora un margine chiaro di sorpresa.
Infine, una piccola differenza di vedute tra Musumeci e Miccichè ieri è trapelata. E riguarda la partecipazione al voto. Miccichè, incontrando i giornalisti ha detto senza mezzi termini che l’astensionismo penalizza i Cinquestelle, è non parso particolarmente impressionato da questo fatto. Musumeci dal palco ha invece gridato: “Con quale coraggio i genitori che non vanno a votare poi guardano i propri figli negli occhi?”. E infine: “Non andare a votare è un atto di diserzione”.
Non proprio sfumature diverse e leggere.