Dopo la messa di lunedì scorso ha definito “un atto di macelleria eucaristica” l’obbligo di distribuire l’Eucarestia nelle mani e con i guanti così come prevedono le misure contro il coronavirus. Dopo averci riflettuto un altro paio di giorni, il parroco di Sant’Agata a Villabate, don Leonardo Ricotta, ha deciso di dimettersi. La notizia ufficiale della sua rinuncia arriva con un comunicato dell’Arcidiocesi.
Le parole del prete avevano fatto scalpore. Conservatore, critico nei confronti del corso di papa Francesco e vicino all’eresiarca don Minutella, don Ricotta aveva annunciato che non si sarebbe adeguato. “Se il mio vescovo mi dice che devo andare a fare il parroco dove non mi piace, ci vado e obbedisco. Ma se mi impone di andare contro la fede o di calpestare l’Ostia, non posso obbedire. Insomma, l’ obbedienza si ha nel lecito e non nell’illecito, questa la grande lezione di San Tommaso di Aquino. Quello che stanno per compiere è un atto di macelleria eucaristica, Padre Pio li chiamava macellai”. Dichiarazioni pesanti che non sono passate inosservate e, soprattutto, non sono state condivise dall’Arcidiocesi. La notizia ufficiale della sua rinuncia arriva con un comunicato.
Arcidiocesi Palermo
“A far data dal 21 maggio 2020 il Rev. Don Leonardo Ricotta – si legge in nota – Presbitero della Chiesa di Palermo, non è più il Parroco della Parrocchia S. Agata V.M. in Villabate avendo egli stesso rinunciato a tale ufficio. È pertanto inesatta o pretestuosa la notizia diffusa da alcuni canali social secondo la quale Don Leonardo Ricotta sarebbe stato rimosso dall’ufficio di Parroco dall’Arcivescovo di Palermo”.
“In attesa della nomina del nuovo Parroco, l’Arcidiocesi di Palermo individuerà nei prossimi giorni un Amministratore parrocchiale. Considerate le polemiche suscitate dagli stessi social, si coglie l’occasione per chiarire quanto segue: La prassi di distribuire la comunione nelle mani è in conformità alle norme emanate dal Magistero della Chiesa cui ogni cristiano cattolico deve religioso ossequio della volontà e dell’intelletto”.
“La Congregazione per il Culto Divino, nell’istruzione Redemptionis Sacramentum, del 2004, n. 92, afferma che “Se un comunicando, nelle regioni in cui la conferenza dei vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia». La Conferenza Episcopale Italiana nell’Istruzione sulla comunione eucaristica. Fate questo in memoria di me, nn.14-15, già dal 1989 ammette la comunione nelle mani. Inoltre, celebrare l’Eucaristia esclusivamente con il Rito Romano secondo il Missale Romanum di Giovanni XXIII del 1962, quale forma straordinaria introdotta dal Motu Proprio Summorum Pontificum, emanato da Papa Benedetto XVI nel 2007, escluderebbe dalla partecipazione alla Messa la porzione di popolo di Dio che desidera prendervi parte attivamente secondo la forma ordinaria del Messale di Paolo VI, attualmente in uso. Sarebbero, così, gravemente compromessi il diritto e la libertà di buona parte dei fedeli”.
“Personali convincimenti, dunque, presentati da singoli come dottrina autentica, non possono essere imposti ai fedeli. Spetta al vescovo nella diocesi “dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti», «per difendere l’unità della Chiesa universale» e promuovere la disciplina comune a tutta la Chiesa”.