Dalle stelle alle stalle. Il tritacarne della politica non ha memoria. Lo sa bene Salvatore Orlando, assessore della Giunta di Roberto Lagalla finito sotto il “fuoco amico” della coalizione che, fino a qualche settimana fa, ha lodato il suo lavoro per i risultati raggiunti in questi due anni al governo della città. Uno dei pilastri su cui si è retta l’Amministrazione Comunale si trova oggi picchettato da quelli che una volta considerava alleati.
La politica è fatta di numeri
La politica è fatta di numeri. E la spallata data dal presidente della Regione Renato Schifani e da diversi leader del centrodestra palermitano rischia di mandare ko quell’ala di Lavoriamo Per Palermo oggi fuori dal perimetro della coalizione. Al momento, la maggioranza del sindaco Roberto Lagalla conta 26 consiglieri. Di questi, cinque appartengono alla lista civica che ha sostenuto l’ex Rettore del 2022. Ma al suo interno ci sono anime diverse. Sensibilità diverse. Totò Orlando, rappresentativo del capogruppo Dario Chinnici, è da sempre vicino al fronte renziano. Ci sono poi Giuseppe Mancuso e Antonino Abbate, uomini di fiducia della prima ora del sindaco Roberto Lagalla. E infine Fabrizio Ferrandelli e Leonardo Canto, transitati da Azione a Lavoriamo Per Palermo nel dicembre 2023, durante l’ultimo rimpasto di Giunta.
I risultati raggiunti da Totò Orlando
Lo scontro frontale andato in scena fra Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans ha travolto in pieno Totò Orlando, come un fiume in piena. L’uscita di scena di Alessandro Di Martino da Amap e il contemporaneo arrivo dei poteri commissariali sull’emergenza rifiuti in Sicilia a Renato Schifani sono state le cause di un conflitto politico di cui ancora non si conoscono gli esiti. Quel che è certo è che a finire nei pressi dell’uscita dal Comune di Palermo ci è finito uno degli insospettabili della Giunta Lagalla.
Uno dei principali protagonisti della struttura commissariale che ha sostanzialmente risolto l’emergenza bare al cimitero dei Rotoli. L’uomo che, alla guida dell’assessorato ai Lavori Pubblici, ha sbloccato cantieri che sembravano ormai tramontati: dal raddoppio del ponte Corleone alla ristrutturazione del ponte Oreto, passando per il riavvio degli interventi allo svincolo di Brancaccio e alla conclusione delle opere del collettore fognario di via Roma. L’assessore che, dopo decenni, ha fatto ripartire i lavori di manutenzione stradale attraverso il ricorso agli accordi quadro. Non è un caso che più della metà dei fondi dell’avanzo vincolato siano finiti in assessorati di sua competenza. Insomma, i risultati ci sono. Lo ha riconosciuto il sindaco. Lo hanno riconosciuto i compagni di coalizione, ovvero quelli che oggi sparano sulla croce rossa dell’assessore di Lavoriamo Per Palermo.
Tutto sembra già dimenticato
Come un paziente affetto da demenza senile, quanto è stato fatto fino ad oggi da Totò Orlando sembra già finito nel dimenticatoio, perso nei meandri di una memoria a lungo termine che la politica siciliana sembra aver perso. Informazioni cancellate dalle polemiche e dalla necessità di fare chiarezza all’interno del centrodestra. Di stabilire una volta per tutte il confine dell’Amministrazione guidata dal sindaco Roberto Lagalla. Le partite in essere sono diverse. Dalla fondazione Teatro Massimo, sulla quale si va verso un bis di Marco Betta, alla Gesap, dove il sindaco ha aperto al ritorno di Vito Riggio in qualità di amministratore delegato. Ci sono poi le questioni aperte su Amap, società nel cui futuro sembra esserci il nome di Antonio Tomaselli, ma anche di GH, Palermo Energia e della fondazione Teatro Biondo.
Insomma, c’è tanta carne al fuoco. Ciò in attesa di un rimpasto di metà mandato che dipende, inevitabilmente, dal destino del ddl enti locali all’Ars e da un quadro politico che evolve giorno dopo giorno. Diversi partiti sono al momento divisi in correnti che si contendono non solo un posto al sole ma anche alcun presidenze di rilievo di società Partecipate. Una categoria nella quale fonti di Radio Palazzo fanno rientrare anche Amat. Il presidente Giuseppe Mistretta, dato vicino in sede di elezioni alla corrente del deputato regionale Edy Tamajo, sembrerebbe essersi allontanato da quel lido politico, pur rimanendo però nell’alveo di Forza Italia.
I possibili scenari
Il quadro politico, quindi, è molto dinamico. In caso di uscita di scena dei renziani dalla maggioranza si potrebbero liberare addirittura due posti in Giunta visto che, oltre a Totò Orlando, anche Maurizio Carta risulta vicino a quella corrente. Fatto che aprirebbe le maglie ad un bilanciamento di forze in favore di Nuova DC e Fratelli d’Italia. Gli scontenti dell’ultimo rimpasto. I democristiani infatti reclamavano a sé un ulteriore assessorato visti gli ingressi di Giovanna Rappa e di Salvatore Di Maggio. I meloniani invece pretendevano di conservare la casella che fu una volta di Andrea Mineo, passato a FdI dopo la lunga parentesi a Forza Italia. Entrambe le richieste rimasero inascoltate dal sindaco, in favore della pax politica a Palazzo delle Aquile.
Oggi però tutto potrebbe cambiare. Al sindaco ciò potrebbe costare soltanto un’uscita a Sala Martorana visto che l’unico renziano di ferro è il capogruppo Dario Chinnici. Ma il primo cittadino, con ogni probabilità, farà le barricate per conservare lo status quo. Ciò visto che Totò Orlando è uno degli assessori più produttivi della Giunta. E l’alternativa ad un simile quadro sarebbe una sorta di “rivoluzione politica” auspicata da alcuni esponenti delle opposizioni ma che oggi appare quantomeno difficile da mettere in pratica. Il campo largo a sinistra fa discutere anche gli attori principali di questo progetto politico. Basi troppo deboli per sostenere un’alternativa politica per Roberto Lagalla. In ogni caso Salvatore Orlando, meglio conosciuto come Totò, rischia di fare metaforicamente la fine di Giulio Cesare, pugnalato da quelli che una volta considerava alleati ma che oggi, per ragioni politiche, rischiano di trasformarsi in nemici giurati.