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La difficile eredità dei voti del Megafono e della lista Micari. Il Pd aspetta e spera

martedì 17 Ottobre 2017
crocetta micari megafono

Sulla vicenda dell’esclusione della lista Micari a Messina, Crocetta ripete un ritornello amaro. In parte deluso, in parte rassegnato, laconico, ma realista: “Non si è tenuto assolutamente conto del fatto che una parte dei documenti erano dentro e una parte era rimasta fuori”. Il presidente della Regione uscente non si fa illusioni, ma il verdetto che mette fuori dai giochi lui e la lista Micari a Messina,  a suo avviso, non ha tenuto conto di molte cose: “Aspettiamo il Cga”, è il suo breve commento.

Se, come appare probabile, il Cga (Consiglio di giustizia Amministrativa) non ribalterà il doppio pronunciamento dei Tar di Palermo e Messina, (verdetto atteso per oggi), scatterà ufficialmente nel Pd la corsa ai voti della lista Micari e dei  candidati, tra cui il presidente uscente della Regione, Rosario Crocetta. Un’operazione non scontata e automatica che presenta margini di difficoltà rilevante, anche perché il ”liberi tutti”, all’indomani dell’ultimo atto, quasi una pura formalità, in molti casi potrebbe già essere scattato da tempo.

La trasferibilità del consenso è una scienza poco esatta e se da una parte Crocetta per primo ha assicurato fino alla fine il massimo impegno a battere il territorio a sostegno di Micari, dall’altra i rapporti di forza e l’organizzazione del consenso potrebbe non orientarsi del tutto verso un valore aggiunto del Pd a Messina.
Ottimista un dirigente del Megafono di Catania, che preferisce restare anonimo, che si lascia andare a un commento “interessato”: “Faraone e Orlando sono incastrati, devono sostenere la lista Micari perché hanno i loro candidati in campo. I voti di Messina, anche se dovessero essere 8 o 10 mila, potrebbero determinare un deputato”

Tesi suggestiva e affascinante, per certi aspetti anche verosimile, ma che potrebbe rivelarsi complessa in dettaglio con sfaccettature e zone d’ombra. Senza contare che ci vuole molta fede e devozione per essere accolta senza il ragionevole dubbio di imboscate, diversificazioni nei territori, prese di distanze e vere e proprio rinunce. Del resto la vicenda Dem a Messina negli ultimi mesi è stata paradigmatica della crisi renziana in Sicilia. Una crisi di vocazioni, di uomini e di facce da mettere in campo.

Intanto proseguono, delineati sul campo, gli scontri principali nelle province più grosse come Catania, Palermo e Siracusa. Sammartino e Barbagallo continuano ad essere davanti nella provincia etnea con l’assessore alla Salute Baldo Gucciardi in lotta con Paolo Ruggirello per un seggio a Trapani. A Siracusa  Marziano trova in Amenta e Cafeo gli ostacoli più rilevanti e significativi, mentre tra Lupo e Cracolici a Palermo difficilmente potrà spuntare un terzo incomodo. Appaiono in ogni caso candidature di un certo peso quelle di Fabrizio Ferrara e dell’ex sindaco di Partinico  Salvo Lo Biundo.

 

 

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