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La frase di Figuccia sulle donne, 500 donne siciliane chiedono le dimissioni del deputato regionale

sabato 2 Gennaio 2021
Vincenzo Figuccia

Con un appello che ha fatto il giro dell’Isola, cinquecento donne chiedono le dimissioni di Vincenzo Figuccia, deputato leghista, che è intervenuto nei giorni scorsi con una frase sulla mancanza di donne nel rimpasto della giunta regionale di Governo guidata da Nello Musumeci.

Una caduta di stile che dimostra – scrivono nella lettera il gruppo di Siciliane, che raccoglie studentesse e professoresse, attrici, professioniste, attiviste e giornaliste –  “l’arroganza al potere, l’avidità e l’ignoranza di chi si crede impune. Di chi alimenta la cultura patriarcale e machista rendendola pregiudizio morale di una visione plurale, che accoglie tutte le sensibilità e le valorizza”.

L’affermazione di Figuccia è la conferma, ancora una volta, di una subcultura presente oggi in una parte della politica, quella più violenta e conservatrice che crede ancora che il “potere di decidere della vita degli altri deve essere maschio”. Non accettando, invece, che “femmina è la possibilità di contribuire a generare eguaglianza, pari opportunità, apertura, melting pot. E dunque da escludere”.

L’esclusione di donne dal Governo regionale è una notizia desolante che fa cominciare nel peggiore dei modi il nuovo anno per la Sicilia e per tutte le donne che ogni giorno contribuiscono alla crescita culturale, economica e sociale dell’Isola. Ma, purtroppo, è al passo con quanto emerge ogni giorno da notizie e dati statistici.  Non dimentichiamo che – scrivono ancora il gruppo di donne – “dal 1947, a sedere sugli scranni di Sala d’Ercole sono state appena 46 donne sul totale degli 811 deputati eletti all’Assemblea. Poco più del 5 per cento. La nostra Isola è ultima per disponibilità di posti al nido (meno di 10 bambini su 100) e al tempo pieno (meno di 6 bambini su 100). È fanalino di coda su scala europea per occupazione femminile. Anche in Sicilia abbiamo più laureate e diplomate rispetto ai coetanei uomini, eppure quasi 8 donne su 10 non lavorano”.

Dati sconfortanti e che confermano che la politica tutta maschile non funziona: “per questo a indignarci è la capacità di voler spazzare via secoli di lotte per l’emancipazione, per la parità, per l’accesso ai diritti negati e per la possibilità di poter contribuire al bene comune”.

“Solo la rappresentanza politica di una diversità di genere, etnia, religione, orientamento sessuale, provenienza geografica, lingua, opinione politica, condizione personale e sociale, – sottolineano le Siciliane – possono realmente migliorare il mondo in cui viviamo. Il contrasto a tutte le condizioni che storicamente, socialmente e culturalmente hanno portato a una scarsa eterogeneità nella rappresentanza politica va perseguita con azioni legislative, sociali e politiche, nella più vasta accezione del termine. Non vogliamo – concludono – solo piangere l’ennesimo corpo di donna trafitto e umiliato. Vogliamo invece ribellarci sempre e con forza ad azioni, linguaggi, decisioni che provano a umiliare le donne, il loro protagonismo sulla scena politica e a relegarle al buio della sconfitta sociale. Ma noi non ci stiamo. Non basteranno le scuse, non stavolta. Il leghista Figuccia si dimetta”.

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