La nascita delle nuove Camere di Commercio in Sicilia, a seguito della riforma del sistema camerale varata dal governo Renzi, assume i contorni di una vera e propria guerra senza esclusione di colpi in ogni provincia. Ricorsi, denunce, diffide, messe in mora … stanno avvelenando il clima e rallentando la costituzione dei nuovi enti scaturiti dalla fusione di quelli precedenti. Mentre Crocetta annuncia a sorpresa, proprio alcuni minuti fa, di avere scritto al Ministero dello Sviluppo economico per sostenere l’istanza, proveniente da alcuni rappresentanti del territorio, di revoca dell’accorpamento della Camera di commercio di Siracusa con quelle di Catania e Ragusa.
A tenere banco in quasi tutte le realtà dell’Isola è la questione della lievitazione delle iscrizioni di nuove imprese, considerata anomala, presso le associazioni di categoria che rappresentano il tessuto produttivo del territorio. Un aspetto cruciale per gli equilibri di potere, visto che dal numero degli aderenti dichiarati dipende la ripartizione dei seggi nei Consigli camerali spettanti ad ognuna di esse. E’ il principio della rappresentanza democratica: le associazioni con più iscritti avranno un numero maggiore di consiglieri e di conseguenza un maggiore potere dentro i rispettivi organismi chiamati ad eleggere, nella seduta di insediamento, i presidenti delle Camere. In ballo non solo il controllo dei nuovi enti, ma soprattutto quello delle società partecipate. Alcune di grande interesse per il settore in cui operano e per l’elevato giro d’affari, come ad esempio quelle che gestiscono gli aeroporti siciliani. Tutte le Camere di Commercio, infatti, hanno un ruolo importante all’interno di esse.
La situazione più delicata è quella della Camera della Sicilia Orientale, che accorpa quelle di Catania, Siracusa e Ragusa. La vicenda si trascina ormai da tempo e proprio in questi giorni è sfociata nell’ennesima diffida, stavolta presentata da 22 rappresentanti dell’ex Consiglio della Camera di Commercio di Siracusa e dall’Associazione “Territorio Protagonista 2016”, che riunisce anche Copagri, Federcoltivatori e Confagricoltura. Tutti chiedono al presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, e all’assessore alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, di rinviare l’insediamento previsto per il prossimo 14 febbraio, nell’attesa che la magistratura si pronunci sui ricorsi presentati. Istanza accolta inaspettatamente dal presidente Crocetta che ha inviato una nota al Mise. Tuttavia sul destino della Camera della Sicilia Orientale incombe un altro ricorso presentato dallo schieramento che sostiene la candidatura del presidente nazionale di Unioncamere Ivan Lo Bello, contrapposto a quello che sostiene il presidente regionale di Confcommercio e presidente uscente della Camera etnea Pietro Agen. Secondo i primi alcune associazioni appartenenti al fronte opposto avrebbero gonfiato le proprie liste adesioni, per ottenere un maggior numero di seggi, alterando in questo modo i reali rapporti di forza in campo.
Va precisato che la Regione Siciliana svolge un ruolo meramente istituzionale, di soggetto chiamato a prendere atto dello svolgimento delle procedure. Sono i commissari ad acta, a cui è stato affidato l’iter di accorpamento, ad avere il compito di verificare l’attendibilità dei documenti presentati dalle varie associazioni di categoria.
Tornando al conflitto in corso nelle varie realtà dell’Isola una situazione simile a quella della Camera della Sicilia Orientale si sta verificando per la costituzione della Camera di Commercio che accorperà quelle di Agrigento, Caltanissetta e Trapani. Qui Confesercenti, Cna, LegaCoop e Confcooperative hanno presentato un ricorso all’Assessorato regionale alle Attività produttive. Per rallentare l’iter e prendere tempo Confesercenti non ha designato i suoi componenti in consiglio. Anche in questo caso viene contestato il numero sospetto di aderenti di due associazioni di categoria.
Si tratta della Fiarcom e della Euromed. La prima nella sola provincia di Trapani ha dichiarato di avere 4.079 iscritti. Un numero esorbitante, fanno notare i ricorrenti, per una sigla così piccola, ben quattro volte superiore a quello di un’organizzazione grande e conosciuta come la Cna. La seconda, invece, ad Agrigento ha dichiarato 1.128 iscritti, anche in questo caso ben al di sopra di sigle rinomate e presenti nel territorio da molti più anni, mentre nelle tre province si attesterebbe sulle 2.600 adesioni. Entrambe sosterrebbero l’elezione del presidente uscente della Camera di Commercio di Caltanissetta e leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante. Una candidatura che, peraltro, cozza con l’annuncio fatto da Montante, in seguito alle polemiche scoppiate all’indomani dello scandalo delle inchieste giudiziarie che lo vedono indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, per cui non sarebbe più stato disponibile per motivi di opportunità ad un altro mandato da presidente di Unioncamere Sicilia, l’organo che rappresenta tutte le Camere di Commercio siciliane. Mandato che avrebbe ricoperto fino all’entrata in vigore della riforma del sistema camerale per senso di responsabilità, al fine di non lasciare senza guida Unioncamere Sicilia.
Non mancano polemiche anche per la costituzione della Camera di Palermo ed Enna. Nel capoluogo siciliano ricorre il nome dell’Euromed, messa sotto accusa da Patrizia Di Dio, leader di Confcommercio e pretendente alla carica di presidente, per aver “taroccato” gli elenchi. Il problema, tuttavia, è stato superato dal ritiro della stessa Euromed dalla competizione. Dall’altro lato della barricata Alessandro Albanese, capo di Confindustria Palermo. Qui l’insediamento del consiglio e l’elezione del presidente, previsti per il 31 gennaio scorso, sono stati rinviati al 28 febbraio prossimo, poichè il segretario della Camera di Commercio di Palermo è andato in pensione. Ma anche in questo caso il percorso di costituzione del nuovo ente camerale non è stato indenne da litigi, accuse reciproche, ricorsi, accessi agli atti ecc.
Quale sarà l’esito dei conflitti in corso? Chi avrà la meglio? Difficile fare previsioni. Come accade quasi sempre in Italia, ed in particolare in Sicilia, la lotta si combatterà sul fronte delle alleanze ma anche su quello giudiziario. Per il momento dai campi di battaglia sale soltanto fumo, così tanto fumo da far perdere di vista a tutti i protagonisti l’obiettivo principale: quello di dare ai territori una governance economica capace di far crescere il proprio tessuto produttivo.