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A 42 anni dall'uccisione

La lotta alla mafia e il discorso dopo la morte di Peppino Impastato: il preludio dell’omicidio Mattarella

giovedì 6 Gennaio 2022

 

Se dopo 42 anni il nome di Piersanti Mattarella ogni anno, il 6 gennaio, viene ricordato e celebrato lo si deve al suo impegno politico e al suo coraggio nel voler impartire un processo di modernizzazione per la Sicilia e al contempo di rinnovamento delle sue istituzioni politiche. La sua lotta contro la mafia, e le sue infiltrazioni, sono da chiarissimo esempio per tutti.

Il periodo che lo vide maggiormente protagonista fu proprio quello in cui ricoprì il ruolo di Presidente della Regione Siciliana, a partire dal 9 febbraio 1978, giorno della sua elezione. Furono anni particolarmente impegnativi, impregnati di minacce, da una lunga scia di sangue e delitti che proseguirono anche negli anni successivi. Le figure coinvolte furono molte e tra i nomi più noti spiccano sicuramente quelli di Michele Reina, Boris Giuliano e Cesare Terranova. Nei primi mesi del mandato di Mattarella ci fu anche un altro omicidio mafioso che scosse l’intera Sicilia, quello di Peppino Impastato.

Piersanti Mattarella e Peppino Impastato, oltre l’impegno contro Cosa Nostra, non possono che essere due figure diverse con delle realtà opposte alle spalle. Il primo, figlio di Bernardo Mattarella, uomo politico della Democrazia Cristiana, nonostante nacque a Castellammare del Golfo, trascorse molti anni a Roma dove si laureò in Giurisprudenza, seguendo successivamente le orme del padre e dedicando interamente la sua vita alla politica. Il secondo proveniva da una famiglia legata a Cosa Nostra ma ciò non gli impedì di porsi apertamente in contrasto e denunciare pubblicamente, come nessuno fino a quel momento, gli affari e i crimini mafiosi, conducendo la sua battaglia attraverso molti mezzi, prima fondando Radio Aut, radio libera autofinanziata, e poi candidandosi nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali, di cui non conoscerà mai l’esito a causa della prematura morte.

peppino-impastatoNonostante le notevoli differenze che intercorrono tra i due, c’è però un momento preciso in cui le ‘vite’ di Peppino Impastato e di Piersanti Mattarella si incrociarono. Il 9 maggio 1978 venne ritrovato il cadavere di Peppino Impastato e la domenica successiva si votava per il Consiglio comunale di Cinisi. Tra i candidati vi era anche Impastato nella lista della Democrazia proletaria. Proprio in quei giorni Piersanti Mattarella si recò nella città per la campagna elettorale e partecipare ad un comizio. In quell’occasione pronunciò un duro discorso contro Cosa Nostra. Per il Governatore siciliano si trattavano di giorni particolarmente difficili: contemporaneamente all’omicidio dell’attivista era stato rinvenuto anche il cadavere di Aldo Moro, leader delle Democrazia Cristiana, rapito il 16 marzo. L’intervento non fu semplice soprattutto per le pesanti contestazioni provenienti da un gruppo di Democrazia proletaria ancora sotto shock e frustrato dai tentativi di insabbiamento e di depistaggio sull’assassinio di Peppino Impastato: diverse, ma anche surreali, erano state le possibilità messe al vaglio come l’accusa di omicidio rivolta agli amici, il tentativo di far apparire il tutto come un atto di terrorismo o di suicidio. I cori contro la Democrazia Cristiana ma in generale contro l’intera classe politica, che in quegli anni, soprattutto quella siciliana, non godeva di ottima reputazione, dominarono la piazza. I sostenitori di Impastato infatti non aspettavano altro che il solito discorso del ‘politico di turno’ pronto ad una semplice comparsa istituzionale. La realtà fu ben diversa e il discorso di Mattarella spiazzò tutti, sia per i contenuti che per i toni. Pronunciò un lungo discorso accusatorio, puntando il dito contro Cosa Nostra, minacciando che la mafia e le sue infiltrazioni nella politica ben presto avrebbero avuto i giorni contati.

Questo discorso poco ricordato e spesso accennato senza grande importanza ha in realtà una sua rilevanza anche storica. L’intervento di Mattarella a Cinisi, che coincise con la sua prima uscita pubblica da Presidente, fu anche una delle prime posizioni nette che prese pubblicamente contro la mafia, considerabile anche come l’inizio di una sua personalissima battaglia che si concluderà poco tempo dopo, il 6 gennaio del 1980, con la sua scomparsa, proprio per mano mafiosa.

Le parole di Mattarella pronunciate alla fine degli anni ’70 posso apparire oggi, agli occhi di qualcuno, come non particolarmente rilevanti. In realtà si tratta di qualcosa di veramente eccezionale: una voce fuori dal coro capace di farsi sentire e di correre il rischio di andare contro il suo stesso partito. Anche il ricordo dedicato a Peppino Impastato non è così scontato: il coraggioso cinisense fu il primo a denunciare gli atti mafiosi rendendo noti i nomi degli esponenti dei clan che li componevano e a sbeffeggiarli, venendo però spesso ignorato e messo da parte dall’opinione pubblica. Persino la sua morte era passata quasi inosservata a causa del ritrovamento, nel medesimo giorno, del cadavere di Aldo Moro.

Le scelte politiche di Piersanti Mattarella hanno sicuramente rispecchiato questo impegno contro le organizzazioni mafiose: dalla netta opposizione al rientro nella Dc di Vito Ciancimino, alla legge per combattere la speculazione edilizia nelle aree agricole, fino all’appoggio a Pio La Torre che accusò di corruzione l’Assessore all’Agricoltura, chiedendo maggiore trasparenza e legalità. Il discorso pronunciato a Cinisi fu solo l’inizio ma si rivelò talmente pungente da porlo sotto i riflettori e renderlo un uomo pericoloso, capace di spezzare gli equilibri e dunque da eliminare.

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