C’è un altro colpo di scena nell’udienza preliminare dell’indagine scaturita dall’operazione Panta Rei che a dicembre scorso portò in carcere una quarantina di presunti boss e gregari del mandamento di Porta Nuova. Entro il 15 dicembre dovrà essere deciso il rinvio a giudizio altrimenti i 23 indagati in carcere potrebbero uscire dagli istituti di pena per scadenza dei termini della custodia cautelare. Ma ad allungare i tempi dell’udienza preliminare potrebbe essere l’insolita decisione degli imputati: tutti hanno revocato i difensori, costringendo così alla nomina degli avvocati di ufficio a cui il giudice comunicherà questo pomeriggio la data della prossima udienza.
Bisogna fare presto e i nuovi difensori dovranno leggere tutte le carte del processo in pochissimo tempo. Gli imputati hanno preso questa decisione dopo che questa mattina il gup Nicola Aiello aveva deciso di fissare un’altra udienza prima della decisione della corte d’appello sulla sua ricusazione. Uno degli imputati, Giuseppe Di Giovanni (in foto, assistito da Giovanni Castronovo), aveva infatti ricusato – durante una delle scorse udienze – il gup che ha firmato alcune proroghe di indagini e dei decreti di intercettazione nella fase delle indagini. In qualche modo è entrato nel merito delle accuse e, dunque, non potrebbe più garantire quella terzietà che serve per decidere se mandare gli imputati sotto processo.
L’udienza in Corte d’appello in cui si affronterà l’istanza di ricusazione, inizialmente fissata per il 29 novembre, è stata spostata all’1 dicembre e verosimilmente la decisione non si saprà prima del 2. Se la Corte optasse per affidare il processo a un altro giudice, il nuovo gup avrebbe solo una decina di giorni di tempo per svolgere le udienze e decidere. Un tempo che potrebbe essere troppo stretto. Per questo prosegue a tappe ravvicinate l’udienza preliminare davanti lo stesso Aiello che aveva chiesto al presidente dei gip di astenersi ancor prima che arrivasse l’istanza di ricusazione.
Sotto inchiesta anche i titolari dell’omonima attività commerciale a Borgo Vecchio Domenico e Giuseppe Tantillo, collaboratore di giustizia che in questi mesi sta rivelando gli ultimi movimenti di Cosa Nostra palermitana ma soprattutto gli uomini del clan di PortaNuova. A cominciare dal presunto reggente, Paolo Calcagno (in foto), e da Teresa Marino, moglie del boss detenuto Tommaso Lo Presti. Dal carcere sarebbero partite le direttive, veicolate dalla donna, che avrebbe avuto voce in capitolo anche nella gestione dei traffici di droga e delle estorsioni. I militari avevano bloccato due corrieri in Argentina e Francia, partiti per conto dei boss di Bagheria e Palermo. Lo Presti e Calcagno hanno lavorato fianco a fianco. Poi, quando il primo è finito in cella, il secondo ne avrebbe preso il posto. Un posto fondamentale nello scacchiere della mafia palermitana.