“La colpa è del sindaco, va bene così?“, questo è stato uno dei passaggi scanditi dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando durante la discussione della mozione di sfiducia, in particolare mentre si stava parlando del caso bare al cimitero dei Rotoli. Se ai palermitani va bene non è dato saperlo, ma certamente deve essere andato bene al consiglio comunale, o quantomeno alla maggioranza dei suoi componenti, che ha votato contro la mozione di sfiducia presentata da 19 consiglieri dell’opposizione.
Il documento era stato firmato dai tre componenti di Sala delle Lapidi del M5S, Concetta Amella, Antonino Randazzo e Rosalia Lo Monaco, i quattro di Forza Italia, Giulio Tantillo, Andrea Mineo, Fabrizio Ferrara e Roberta Cancilla, i tre della Lega (Igor Gelarda, Alessandro Anello ed Elio Ficarra), i due di Oso (Ugo Forello e Giulia Argiroffi), Sabrina Figuccia dell’Udc, Claudio Volante di Diventerà Bellissima, Francesco Paolo Scarpinato e Mimmo Russo di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ferrandelli, Cesare Mattaliano de I Coraggiosi e Marianna Caronia.
A votare contro la sfiducia 20 consiglieri (in consiglio era assente la sola Valentina Caputo): Rosario Arcoleo, Francesco Bertolino, Paolo Caracausi, Dario Chinnici, Valentina Chinnici, Giulio Cusumani, Carlo Di Pisa, Barbara Evola, Milena Gentile, Massimiliano Giaconia, Giovanni Inzerillo, Caterina Meli, Fausto Melluso, Caterina Orlando, Salvatore Orlando, Claudia Rini, Giuseppina Russa, Antonino Sala, Marcello Susinno e Ottavio Zacco.
Il sindaco in aula ha rivendicato con una certa determinazione la propria esperienza “C’e’ tanto da fare e nessuno meglio di me conosce i problemi di questa città. Io sono tutto tranne che stanco. Dobbiamo fare di tutto perché la visione di questa amministrazione possa essere espressa anche con un sindaco diverso da me. Io non tiro i remi in barca anche perché un minuto prima di tirare i remi in barca stacco la spina io“, ha detto.
Forse non sarà stanco, Orlando, che qualcuno durante la seduta si è addirittura spinto a definire Cariatide, ma certamente questa fiducia, che ha carattere squisitamente politico, non mette una pezza sulle mille emergenze di questa città, peraltro elencate tutte nella mozione e che ormai molte volte sono state ricordate: dalle bare accatastate ai Rotoli all’alluvione del 15 luglio, dai rifiuti che si accumulano puntuali sulle strade di Palermo a una giunta che cambia assessori fin troppo spesso, con buona pace della stabilità amministrativa, senza dimenticare le grane giudiziarie che hanno investito il Comune, come l’inchiesta Giano Bifronte. E ancora, dalla Ztl alle pedonalizzazioni, fino all’ultima questione all’ordine del giorno, le piste ciclabili, con il sindaco che ha avuto un bel da fare in aula a difendere l’operato del suo assessore Giusto Catania.
Il voto a Sala delle Lapidi ha salvato Orlando, che finirà la consiliatura da sindaco. Ma adesso non si torna più indietro, a torto o a ragione la maggioranza che ha voluto votare la fiducia al sindaco dovrà stare molto attenta a trattenere i mal di pancia. E a non criticarsi al suo interno. Pd, Italia Viva, sinistra Comune e tutti gli altri gruppi di maggioranza, con questo voto hanno dato il loro benestare all’azione amministrativa di Orlando, hanno creduto alla sua visione di città per il tempo restane della consiliatura. Ma hanno anche detto di essere d’accordo sul proseguire insieme l’esperienza amministrativa. Quanto durerà? Ci si augura non il tempo del voto di una mozione.