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La memoria dei giudici uccisi non sia sporcata dalla demagogia e dall’antimafia di carriera

mercoledì 23 Maggio 2018

Oggi, come ogni anno dalla strage di Capaci del 23 maggio del 1992, i riflettori si sono riaccesi su Palermo e si assiste a una pioggia di dichiarazioni sul valore dei servitori dello Stato che hanno combattuto la mafia e che sono caduti nell’esercizio del loro dovere.

Un ricordo doveroso e indelebile, se non fosse che, ogni anno, la memoria è sporcata da una carica sempre maggiore di demagogia e ipocrisia, che fa a pugni con il senso, alto, per cui in quei giorni di maggio e di luglio di ventisei anni fa sono caduti magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Se è vero che la sfilata di autorità e politici davanti ai riflettori e ad uso e consumo del circo mediatico può trovare giustificazione proprio nella necessità che la memoria sia mantenuta viva e che passi il messaggio dell’antimafia e della cultura della legalità rispetto a quella della morte e della sopraffazione, la realtà è anche un’altra: le cronache di questi ultimi anni stanno dimostrando come, spesso, l’antimafia di facciata sia servita per nutrire carriere politiche e imprenditoriali, per coltivare i propri interessi spesso indicibili e per gestire potere, sicuri di poterlo fare indisturbati, grazie alle patenti di antimafiosità da certuni esibite come trofei o come stellette da giacca.

Intere carriere sono state costruite su questo, salvo poi squagliarsi come neve al sole davanti a meschinità e alla realtà grigia, venuta fuori a volte dopo anni.

I casi Saguto e Montante sono solamente gli ultimi di una lunga serie. Esempi che dovrebbero comunque far riflettere e ricordare a tutti noi che un fatto è l’antimafia vera di coloro che combattono ogni giorno contro la criminalità mafiosa, un fatto è la cultura della legalità e del rispetto delle regole che va promossa e insegnata fin da scuola, e un’altra è la strumentalizzazione dell’antimafia fatta a proprio uso e consumo: Una triste realtà, che in Sicilia in più di un’occasione è divenuta sistema di governo e di potere.

Dai professionisti dell’antimafia di sciasciana memoria alla “mafia dell’antimafia” il passo è stato breve… E in certi casi molto redditizio. 

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