E’ crisi di governo in Sicilia. FdI si è trincerata sulle barricate dopo la bocciatura da parte del Parlamento regionale, questo pomeriggio e grazie a dieci franchi tiratori del centrodestra (Lega e Dc in prima fila), di una norma, definita salva-ineleggibili, che avrebbe “sanato” la posizione di quattro deputati (tre meloniani e uno dell’opposizione) nei confronti dei quali sono in corso giudizi nei Tribunali di competenza a fronte di ricorsi presentati dai primi dei non eletti due anni fa.
La norma è stata cassata nonostante la presenza in aula del governatore Renato Schifani. In realtà, la partita è più complessa, perché si incastra con le nomine dei manager di aziende e ospedali, varati in serata dal governo Schifani, in assenza degli assessori in quota FdI, impegnati in un vertice di partito e che hanno disertato la riunione dell’esecutivo in polemica con il resto della coalizione dopo lo stop alla salva-ineleggibili.
Da settimane proprio sulla scelta dei nomi anche all’interno di FdI c’è stata una discussione animata tra due fronde interne, confronto-scontro che alla fine ha avuto ripercussioni sui lavori parlamentari e le norme in calendario. Col risultato che la salva-ineleggibili, proposta da FdI, è stata affossata, mentre la riforma delle Province, con la reintroduzione del voto diretto nonostante la legge Delrio sia ancora in vigore, è stata rinviata in commissione Affari istituzionali per “approfondimenti” nel rispetto di un accordo di maggioranza, raggiunto stamattina in un vertice di coalizione, coordinato dal governatore: ma che a questo punto viene messo in discussione proprio dai meloniani, riforma che però è parte integrante del programma di governo del presidente Schifani.
La tensione dunque è altissima, non solo nel governo anche all’interno di Fratelli d’Italia.