GUARDA IL VIDEO IN ALTO
In un momento di stasi a causa del Covid, l’arte non si ferma, anzi porta a nuove strade grazie alla tecnologia.
Musica, teatro e pittura si fondono in una nuova versione della fiaba sinfonica di Sergej Prokof’ev “Pierino e il lupo”, andata in scena in streaming, venerdì 12 febbraio, dal teatro Politeama di Palermo.
A dare vita ai personaggi è stata la pittura di Alessandro Bazan, esponente de “La Scuola di Palermo”, che ci ha raccontato il suo progetto scenografico.
L’inizio
“Quest’iniziativa è accaduta in un momento in cui il mondo è fermo. Le mostre e il cinema sono completamente sacrificati e, solo da quando sono vietati, si capisce quanto è utile avere un apparato culturale e un consumo culturale che era dato per scontato“, evidenzia subito l’artista.
“In questa versione di “Pierino e il lupo”, con uno straordinario monumento del teatro italiano come Gabriele Lavia, e Lorenzo Passerini a dirigere l’Orchestra Sinfonica Siciliana, mi era stato chiesto di fare dei quadri da proiettare come sfondo. Io però ho subito pensato a delle animazioni”.
“Opportunità perfetta per fare una cosa un po’ eretica nel mio ambito poiché, il quadro che siamo abituati a percepire come qualcosa di immobile, al suo interno, improvvisamente dei particolari prendono vita“.
“Pierino e il Lupo“
“Quest’opera Prokof’ev l’ha scritta tornato a Mosca, nel 1936, dopo più di vent’anni all’estero. Era una commissione per un teatro per bambini – racconta Bazan -. Una committenza molto semplice e didattica per far conoscere la musica e nella scrittura vi è una dimensione classica per renderla fruibile a tutti”.
Prokofiev, grande sostenitore dell’educazione musicale, ha immediatamente accettato di scrivere “Pierino e il lupo“. L’idea era che i giovani ascoltatori potessero distinguere i diversi suoni degli strumenti dell’orchestra e i personaggi che li rappresentano.
All’interno dell’opera vi è anche un’altra lezione. “Pierino è il lupo” è una storia sul non aver paura, sul domare la natura e vincere le minacce esterne.
La scenografia
“Mi sono ispirato alla Scuola dell’Europa dell’est che hanno un modello di animazione meno strabiliante dal punto di vista degli effetti speciali. Un’animazione più poetica più poienica (ndr. dal greco antico portare ciò che non è in ciò che) è molto più intimista – dice l’artista -. Ad aiutarmi a crearle è stata Fabiola Nicoletti“.
“L’opera non ti dà la possibilità di spaziare. Ha una struttura talmente semplice che ho pensato di analizzarla nella sua semplicità. Non vi è nessuna interpretazione a parte gli alberi. Non sono quelli tipici di una foresta russa, quanto magari dei Ficus magnolia delle nostre piazze e campagne siciliane”.
“L’opera ha una struttura molto positiva e gioiosa, tranne nella parte finale. Lì ci sono delle note che vanno un po’ a stridere… sono inquietanti. Agganciandomi a questa coda, ho pensato che, un’immagine che siamo abituati a percepire ferma, dando un minimo di movimento, crea un’inquietudine indipendentemente da cosa rappresenta”.
“Il sovvertimento di alcuni elementi che ci danno certezza produce automaticamente l’inquietudine alla quale io volevo agganciarmi per destabilizzare lo spettatore”, sottolinea Bazan.
La musica e il movimento
Alessandro Bazan con questo progetto ha fuso due realtà molto importanti per lui. La musica è , infatti, un elemento predominante nella sua vita perché, oltre ad essere un appassionato, è anche uno straordinario batterista jazz.
“Di solito quando dipingo uso sempre la musica perché è una compartecipazione ritmico melodica a ciò che sto facendo. In questo caso, poiché dare immagine alla musica è una cosa molto rischiosa perché la musica è sufficiente a se stessa, non l’ho ascoltata“, racconta l’artista.
“”Per Pierino” e il lupo ho preferivo immaginarmela, canticchiarmela e questo ha influito nella scelta cromatica e nel modo in cui questi segni sono posti, tali poi da essere storpiati e messi in movimento da un’animazione. Fondamentale è stata l’idea di lavorare nella pittura pensando che poi si animasse, tutto l’opposto di contemporaneità cioè non c’è sincronicità perché la si trova con il montaggio finale, ma la sincronicità vera e propria si trova in dei meandri molto più naturali e più profondi”.
“Per me la fiaba di “Pierino è il lupo” è stata l’occasione per poter lavorare con musicisti, con un attore, poter sentire il loro punto di vista e soprattutto imparare cose utilissime nel mio specifico da imbrattatele, pittore“, è questa è stata la lezione finale che Prokof’ev ha regalato ad Alessandro Bazan.