Continuano le proteste dei Navigator e, con una nota, spiegano perché vanno contro all’emendamento al Decreto-legge cd. Recovery.
LA NOTA
“Leggiamo sui giornali che sta per essere varata una norma “salva Navigator” attraverso un emendamento al Decreto-legge cd. Recovery. Come nella maggior parte delle notizie che ci riguardano è, purtroppo, quanto di più falso e fuorviante ci sia. Questo emendamento, infatti, non salva nessuno, tantomeno ci assicura una continuità lavorativa.
Prevede una semplice facoltà per le Regioni di subentrare nei contratti dei Navigator per un periodo non superiore ai 6 mesi. Come debba avvenire e con quali tempi non è dato saperlo. Nutriamo fortissime perplessità su questa soluzione, di difficile attuazione a livello normativo. Innanzitutto, riteniamo che non ci siano i tempi tecnici per una simile operazione. I nostri contratti, infatti, scadono il 31 dicembre e ci troviamo quindi in pieno periodo natalizio. Inoltre, evidenziamo la ben nota e forte contrarietà di molte Regioni alla nostra figura. Una opposizione nata da quei pregiudizi e da quelle strumentalizzazioni politiche che, da sempre, hanno caratterizzato ed accompagnato la nostra vicenda. Tale condizione comporterà un sicuro rallentamento, se non addirittura uno sbarramento, da parte delle Regioni più ostili.
La realtà è che L’UNICO A SALVARSI CON QUESTA NORMA È IL MINISTRO che, invece di assumersi le proprie responsabilità nei confronti di noi lavoratori, sceglie la strada più facile, quella di lavarsene le mani e di scaricarci alle Regioni, disperdendoci senza garanzia alcuna nei mille rivoli regionali, in imprecisati piani d’investimento, lasciando ampia e piena discrezionalità agli enti locali. Denunciamo, inoltre, la primaria conseguenza di questa (non) soluzione che costituisce una minaccia all’omogeneità dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni) su tutto il territorio nazionale. Non capiamo il senso di questa operazione se non quello di decretare la nostra fine. Eppure, il Ministro Orlando aveva inaugurato la sua nomina cambiando i toni nei nostri confronti, aveva prorogato i nostri contratti in scadenza ad aprile fino a dicembre, aveva dichiarato che una soluzione si sarebbe trovata. Nei fatti però, il Ministro si è sempre rifiutato di ricevere una nostra delegazione e – malgrado le reiterate richieste – non ha ritenuto di dover intrattenere un benché minimo dialogo né con i sindacati né con la nostra Associazione.
Troviamo questo atteggiamento non solo inspiegabile, ma di estrema gravità e manifesta incoerenza a maggior ragione quando proveniente da un esponente di un partito, quello Democratico, che dichiara di voler fare del lavoro il centro della propria azione politica e da un Governo che, correttamente, dice di voler affrontare il problema della precarietà, delle delocalizzazioni, dei licenziamenti selvaggi, ma che purtroppo, lo fa solo tramite proclami. Come può un Ministro abbandonare 2.300 lavoratori al proprio destino? Questa volta, a decidere sui nostri destini, infatti, non è una malvagia multinazionale, né un fondo d’investimento pirata ma è lo stesso Ministero del Lavoro. È in capo al Ministro Orlando questa scelta e riteniamo grave che non si sia avuto nemmeno il coraggio di confrontarsi con i lavoratori che ancora ieri lo hanno atteso per ore presso il suo Ministero per cercare di trovare una soluzione. Da un Ministro non solo ci si aspetta, ma è legittimo pretendere, un impegno diverso.
NON È QUESTA LA SOLUZIONE PER LA NOSTRA CATEGORIA. Ci aspettiamo, auspichiamo, pretendiamo che nei passaggi parlamentari si possa porre rimedio a questa scelta incomprensibile. In primo luogo, salvaguardando la nostra continuità lavorativa con una proroga vera e non improvvisata e poi valorizzando il nostro ruolo alla luce del programma GOL del PNNR, costruendo così – anche ascoltando le voci delle lavoratrici e dei lavoratori – un percorso di stabilizzazione che garantisca una prospettiva lavorativa sicura e che non snaturi, ma anzi valorizzi, la nostra funzione”.