Ad ogni governo regionale che subentra a chi lo precede, tra i capri espiatori più diffusi, o comunque gli argomenti che rappresentano un baricentro di soluzioni da trovare con difficoltà, il numero dei dipendenti dell’amministrazione regionale, rappresenta un tormentone di sicuro effetto e di presa nell’opinione pubblica siciliana.
Per quanto riguarda il rapporto in media ancora molto alto, tra lavoratori del settore pubblico siciliano e differenze con il resto del Paese, va detto che al 31 agosto sono in servizio alla Regione 1258 dirigenti e 11.517 lavoratori al comparto. Da qui al 2020 andranno via dalla Regione 659 dirigenti e 2103 unità del comparto.
L’impatto di questo fatto risulta non di poco conto sugli scenari organizzativi della struttura regionale.
La stessa Corte dei conti ha ricordato come siano state mandate in pensione risorse che potevano dare un contributo importante all’amministrazione sotto il profilo delle professionalità, nella situazione attuale in cui oggi la Regione non può procedere ad assunzioni.
Il Dipartimento della Funzione pubblica sta provvedendo all’aggiornamento del piano triennale del Fabbisogno del personale. Accanto a questa razionalizzazione, nata anche per effetti di tre anni di prepensionamenti, ci sono i numeri che affiancano la Sicilia al resto dell’Italia.
La Ragioneria generale dello Stato che ha messo ordine nei conti aggiornando il quadro, analizza l’andamento della spesa per il personale delle Regioni a statuto ordinario e speciale, delle Province autonome e degli Enti locali (Province, Città metropolitane e Comuni), nel triennio 2014-2016, unitamente alla sua consistenza numerica.
La Regione Siciliana, guidata da Nello Musumeci conta ancora più dipendenti di tutto il Nord dove cresce del 13,33% il numero dei lavoratori del pubblico impiego, mentre al Centro l’’incremento arriva al 17,42%. Il Sud, che aveva già probabilmente fatto il “pienone” fino al recente passato, aumenta solo dell’1,83%. La spesa totale per le retribuzioni è scesa dell’1,47% nel 2016 rispetto al 2014, anche se rispetto al 2015 c’è stato un modestissimo aumento (+0,42%). Nel 2016, per l’insieme degli Enti esaminati a livello nazionale, la spesa media per dipendente regionale ammonta a 33.932 euro, a fronte di 27.697 relativi al dipendente comunale e di 27.816 per il dipendente provinciale. La spesa media per il personale dirigente è di 87.591 euro nelle Regioni, 81.535 nei Comuni e 97.072 nelle Province.
Con riferimento all’esercizio 2016, emerge che l’intero settore occupa, complessivamente, circa 487.000 unità, distribuite tra personale dirigente, segretari comunali-provinciali e direttori generali, personale con qualifica non dirigenziale. Di esse circa 39.000 unità, pari all’8 % del totale, hanno un contratto di lavoro flessibile. Nelle Regioni a statuto ordinario a un calo delle retribuzioni medie nel Mezzogiorno si contrappone un aumento del Nord e soprattutto del Centro. Per i Comuni il calo del personale e della spesa sembra persino eccessivo, sicuramente è più che consistente.