La legge 24 del 1976 che regola la formazione di base, una legge ‘storica’ che ha caratterizzato, nel bene e nel male, questo settore, potrebbe definitivamente andare in pensione.
Il governo Musumeci pensa infatti a una nuova normativa che riscriva le regole, mettendo ordine tra enti, categorie e lavoratori. Per raggiungere l’obiettivo e arrivare al traguardo, evitando il pantano dell’Ars e non rischiare imboscate, l’assessore Lagalla si metterà probabilmente alla ricerca di un cammino quanto più condiviso con le forze parlamentari. Un passaggio che comunque riguarderà la seconda parte dell’anno e il consolidamento della maggioranza parlamentare all’Ars, ancora da puntellare
La Regione lancia inoltre una programmazione integrata di servizi di istruzione, formazione e lavoro, abbinando un sistema unico che metta insieme e faccia dialogare due parti dell’amministrazione regionale (Formazione e Lavoro) chiamate a condividere le soluzioni del settore. All’opera un raccordo tra i due assessorati messo nero su bianco con l’obiettivo di un piano per un nuovo modello di organizzazione del mercato del lavoro che passa dalla revisione e l’accreditamento ai modelli nazionali dopo l’intesa raggiunta con la Conferenza Stato-Regioni.
La rete di partenariato pubblico con i soggetti che gravitano nel mondo in questione dovrebbe poi portare, come elemento di transizione, a facilitare l’incontro tra i profili evidenziati e le opportunità del mondo produttivo.
Una delle esigenze a cui fare fronte rimane quella di non fare ricorso a nuove assunzioni.
L’assessore alla Formazione Lagalla, facendo il punto sulla priuma striscia di mandato di governo ha così commentato: “Ho trovato un mondo difficile, quello della Formazione, caratterizzato da tante attese da parte di lavoratori fuoriusciti, difficoltà degli enti e il peso di inchieste giudiziarie. Abbiamo ripreso il filo del discorso. Si è fatto organicamente poco sulla scuola e sulle Università. Metteremo a breve le risorse del fondo sociale europeo per gli atenei. Servono opportunità crescenti per i giovani, ampliando l’alta formazione, ma intervenendo anche sulla tutela del diritto allo studio e sulla internazionalizzazione”