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La Scala dei Turchi, luogo di malìa e leggenda

lunedì 25 Marzo 2019
Scala dei Turchi
(Photo by Leisa Tyler/LightRocket via Getty Images)

Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natia circondata dal mare immenso e geloso“. (Luigi Pirandello)

 

Domenica 24 marzo Linea Verde, programma di Rai1, con Federico Quaranta, Daniela Ferolla e Peppone, è  approdato nella nostra Isola ricca di colori, profumi, tradizioni, storie e leggende, partendo dalla “Scala dei Turchi per poi andare a spasso nella “Valle dei Templi”, nel “Giardino della Kolymbethra“, alla scoperta della capra girgentana e a Mussomeli con il suo meraviglioso castello.

C’è una canzone dei Tinturia92100” che descrive la nostra “Bedda Sicilia” e, soprattutto,  la provincia al centro di questo nostro racconto: “Che odore di limoni e gelsomini che c’è nella mia terra se cammini, mi sento forte e ho il cuore di un liuni guardannu chista genti ca m’arridi. Non so stare senza questo sole, questo mare, mi spavento, vivo bene solo quando sono in casa 92100“.

Scala dei Turchi

Ripartendo dal Codice Avviamento Postale di Agrigento, approdiamo da dove è partito Federico Quaranta, la Scala dei Turchi, per raccontarvi una storia d’amore e morte che è leggenda, contornata da altre. Questa abbagliante scogliera di marna bianca, a causa o grazie all’erosione del vento, ha assunto l’aspetto di un’immacolata scalinata, il cui nome evoca corsari saraceni che, con un po’ di fantasia, si possono vedere ormeggiare le navi nelle sue calette, inerpicarsi per i candidi gradoni fino a raggiungerne la cima, razziare le campagne circostanti e ridiscendere, poi, con ricchi bottini.

Questa straordinaria opera della natura è Incastonata tra il Lido Rossello, frazione marina di Realmonte, “Muntiriali” in siciliano, e Punta Grande, spiaggia dorata sempre di Realmonte, a pochi passi da Porto Empedocle, la immaginaria Vigata di Andrea Camilleri.

Vigata Porto Empedocle

Ma prima, a tal proposito, una curiosità: nell’aprile 2003, su proposta dell’allora sindaco Paolo Ferrara, lo scrittore Andrea Camilleri autorizzò il comune di Porto Empedocle, il paese in cui è nato, a usare il nome di Vigata, la cittadina di fantasia in cui vive il commissario Salvo Montalbano e, quindi, chi arrivava nella cittadina a pochi passi di Agrigento ritrovava il cartello che recitava: “Benvenuti a Porto Empedocle-Vigata“. Idea per incrementare il turismo e far diventare quello che era un luogo dello spirito in luogo tangibile per i tanti ammiratori della serie. Nel 2009, il primo cittadino Calogero Firetto, oggi sindaco di Agrigento, decide di cancellare quanto fatto dal suo predecessore, affermando: “Vigata con il nostro paese non c’entra. Camilleri nelle sue opere racconta fatti e personaggi di Porto Empedocle, che però non è stato rappresentato nella fiction. È indispensabile che il nostro Comune si presenti a chi viene da fuori con il suo unico vero nome“.

La storia d’amore di Rosa e Peppe

Dopo questa digressione, su cui non diamo un giudizio, pur avendone uno, torniamo alla Scala dei Turchi, luogo d’incantamento, che celebra, anche, il leggendario amore di Rosa, figlia diciottenne di un ricco signore di Muntiriali, e Peppe, giovane di umili origini. La loro storia fu osteggiata dal padre della ragazza che, per punirla, decise di recluderla in un monastero palermitano. I due innamorati, al pensiero di doversi dividere, presero la tragica decisione di togliersi la vita e in una notte buia, rischiarata solo dal candore della scogliera, si lanciarono, tenendosi per mano, tra quei flutti che li avrebbero uniti per sempre. Si narra che, alcuni anni dopo, proprio nel punto esatto dove i due giovani rinunciarono alla vita, spuntarono due scogli legati da una sottile lingua di roccia e che, nelle notti di luna piena quando il mare è in bonaccia, chi si trova a passare con un’imbarcazione nei pressi della “Rocca Gucciarda” può udire la sublime e melodiosa voce di Rosa che canta una nenia triste e malinconica sul suo sfortunato amore per Peppe. Ecco spiegato il perché lo scoglio della “Rocca Gucciarda” è chiamato U’ Scogliu di u Zitu e a Zita”.

Se deciderete di arrivare fino in cima, potreste avere il miraggio di stare seduti su una gigantesca torta nuziale, forse quella in onore degli sfortunati fidanzati che in vita ebbero negate le tanto sospirate nozze.

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