Raggiungere l’obiettivo decarbonizzazione puntando sulla produzione di energia pulita capace di rivoluzionare settori altamente energivori, come quello chimico e della raffinazione, dei traposti, della mobilità dell’alimentazione termica degli edifici. Il traguardo sarebbe probabilmente già a un passo se la Sicilia, anche grazie a una serie di circostanze fortuite negli anni, fosse riuscita a sfruttare al massimo le proprie potenzialità e diventare così hub del Mediterraneo nella produzione di idrogeno verde.
Le caratteristiche ambientali e climatiche dell’Isola hanno reso la regione un territorio fertile per lo sviluppo della filiera. Ma da cosa deriva questa particolare attenzione di riguardo? L’idrogeno verde è prodotto attraverso l’elettrolisi dell’acqua, in speciali celle elettrochimiche alimentate da elettricità prodotta da fonti rinnovabili. Tali fasi di lavorazioni fanno sì, come suggerisce appunto il nome, che questa tipologia di idrogeno sia l’unica che possa considerarsi sostenibile al 100%. Come sottolineato dalla Commissione Europea, i benefici ambientali andrebbero a braccetto con l’aspetto economico. Le previsioni, infatti, stimano entro il 2050 fino al 24% della domanda finale di energia e la creazione di 5,4 milioni di posti di lavoro, oltre a contribuire a una totale riduzione di 560 milioni di tonnellate di CO2.
Una sfida decisamente allettante, le cui potenzialità sono giunte anche in Sicilia. La dice lunga la candidatura nel 2021 per ospitare l’Hydrogen valley, il polo italiano per la produzione di elettrolisi dell’acqua, con l’obiettivo di trasformare l’Isola in una vera e propria capitale dell’idrogeno. La giunta regionale, su proposta dell’allora assessore all’Energia Alberto Pierobon, con l’approvazione dell’apposita delibera, aveva costituito Osservatorio regionale dell’Idrogeno, e varato il documento strategico. Al suo interno era delineato il percorso, nell’ambito del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, per rendere l’Isola un punto di riferimento internazionale delle ricerche in materia. Una via che non abbandonò neanche la successiva coinquilina dell’assessorato Daniela Baglieri, con interlocuzioni sostanziali con il Ministero a fine legislatura.
Il Recovery plan prevedeva di innalzare le possibilità della crescita e incoraggiare l’innovazione investendo metà delle risorse al Sud. Secondo il Pears, il Piano energetico ambientale, la Regione si sarebbe occupata di fornire: il necessario supporto per realizzare gli impianti di elettrolisi, alimentati da fonti rinnovabili per produrre idrogeno, usufruendo delle caratteristiche del territorio come la presenza di aree soleggiate o ventose; il supporto all’acquisto e allo sviluppo di veicoli a idrogeno; la promozione delle attività di ricerca e sviluppo nel settore della mobilità sostenibile basata sull’idrogeno con il coinvolgimento dei centri di competenza regionale. Al governo anche il compito di supportare la ricerca, le aziende che intendono investire nel settore e di individuare le aree idonee per l’installazione di impianti produttivi, con la possibilità di riconvertire aree industriali abbandonate. Il tutto includendo anche l’azione dei privati.
Certamente non è mancato l’entusiasmo, con oltre settanta adesioni alla long list di soggetti partecipanti al progetto del Centro nazionale di Alta tecnologia per l’Idrogeno. Un piano studiato nei dettagli e con una visione che lo stesso Pierobon aveva definito “strategica e di lungo periodo” ma comunque non sufficiente per convincere il Ministero, che aveva deciso di virare altrove.
Un’occasione persa ma che non ha azzerato le speranze di metamorfosi della Sicilia. L’attuale governo e l’assessore Di Mauro, cogliendo il testimone dai suoi predecessori, non ha perso i buoni propositi, e ha rilanciato la sfida per la creazione della filiera dell’idrogeno verde. Presentato più di un anno fa, adesso il bando “Rivoluzione verde e transizione ecologica“, finanziato con le risorse del Pnrr, per un totale di 40 milioni, è in fase di avvio e vedrà sorgere quattro Hydrogen valley in Sicilia, quattro progetti, ognuno con un singolo decreto di finanziamento. I territori interessati riguardano Belpasso, Carlentini, Priolo Gargallo e Giammoro (CLICCA QUI). Non a caso si tratta di aree sviluppate e con un tessuto industriale fornito di buone infrastrutture di collegamento. Sarà la volta buona?