di Antonella Biscardi e Andrea Giostra
Squilla lo smartphone… è Antonella che chiama Andrea… lei a Roma in centro… lui in collina dai suoi genitori a Montelepre, a pochi chilometri da Palermo…
Andrea: – Ciao Antonella, come stai?
Antonella: – Bene!… ma la solitudine comincia a farsi sentire…
Andrea: – Lo so… così anche per me, ma per fortuna sono dai miei in collina a Montelepre, hai visto il video che ho fatto?
Antonella: – Sì… sì… ho visto… è molto bello dove stai… hai una bellissima vista e tutt’intorno la campagna…
Andrea: – Sì, è molto bello… ma non so per quanto riuscirò a stare chiuso qui… Tu invece come stai vivendo questi giorni a Roma in casa?
Antonella: – Mi adatto ma non è facile… ho mia figlia fuori dal continente, una madre molto anziana e un amore isolato in un’altra città… resisto per adesso! Ho dovuto abbandonare tante cose in questo momento ma scrivo, leggo e occupo il mio tempo con cose che mi piacciono e che avevo lasciato indietro… Ma non è questo il mio vero problema… stanotte ho visto un programma in TV e ho pensato di scrivere un articolo… ti va di farlo insieme? Il tema è #lasolitudine…
Andrea: – Certamente…
Antonella: – Perfetto… allora mettiamoci al lavoro… tra un’ora dovrà essere scritto…
Gli smartphone si chiudono simultaneamente… da Roma e da Palermo si immagina il ticchettio dei tasti dei rispettivi PC… Questo è quello che è stato appena scritto…
Premessa
In un condominio cittadino con solo finestre, una persona sola, senza poter lavorare, passeggiare, essere raggiunta da un raggio di sole, quanti giorni potrà resistere? Stiamo cominciando a sentire l’isolamento, nonostante qualcuno possa permettersi l’ora di aria in terrazzo o in balcone. Nonostante molti di noi non hanno bisogno di aiuti e riescono a organizzare la giornata facendo ciò che piace e che colma queste ore… ma questo è il primo week end solitario imposto e molte persone, immaginiamo, si sentono costrette e strette dentro una sorta di recinto che presto diventerà claustrofobico! Ognuno di noi ha passato momenti in cui ha scelto di stare in solitudine. Ma quella è stata una libera scelta, non una costrizione. Per adesso diciamo a noi stessi di resistere, e resistiamo. Ma per quanto? Ce la faremo davvero? Per ora… per adesso…
Una breve riflessione a due
Dal momento del costretto isolamento in casa, “esploso” dirompente e inaspettato con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri sabato scorso, si parla di tutto, ma non della devastante #solitudine che attraversa tante persone. Ieri, se aveste fatto zapping, avreste visto servizi che ci mostrano – dal punto di vista delle TV più seguite in chiaro – come si sono organizzati gli italiani per stare a casa: esercizio fisico con il partner, Yoga con i bambini, compiti in video-call, cucinare insieme, giardinaggio con i figli, chiacchierate affettuose tra nonni e nipoti… Ma abbiamo pensato a chi è solo? Chi non ha un giardino? Chi, vecchio non può muoversi da casa? Chi abita da solo in un appartamento metropolitano di poche decine di metri? Chi è costretto a condividere col proprio partner una piccola abitazione cittadina, che fino a quel momento era una sorta di rifugio serale-notturno per recuperare le forze e rilassarsi qualche ora dopo il lavoro quotidiano che aveva occupato l’intera giornata? Abbiamo pensato a tutte le famiglie che hanno familiari non autosufficienti, per non dire bisognosi di assistenza 24/24? Come stanno vivendo queste famiglie italiane, questi nostri concittadini che magari abbiano a pochi metri da casa nostra, addirittura nostri dirimpettai che conosciamo poco e che distrattamente e velocemente la mattina in ascensore abbiamo sempre salutato con cortesia e con un certo distacco? Qual è il loro stato d’animo, il tono dell’umore, quali i pensieri che attraversano la mente di queste persone? Quale la prospettiva che vedono per i prossimi giorni di solitudine forzata? Perché è chiaro che questa “reclusione di stato” durerà ancora, anche se non ce lo dicono e non ce lo possono dire… per adesso!
Tutti noi, che cerchiamo di alleggerire questa condizione con necessari e creativi “flash mob”, con le video chiamate ai nostri familiari e partner, con i social che stanno occupando tutto il nostro tempo che sembra non passare mai… Tutti noi, chiusi dentro le nostre case, che in questi giorni di “solitudine forzata” non sappiamo cosa ci aspetta e non sappiamo nulla di quello che accadrà nei prossimi giorni…
Su tutte queste cose neanche un servizio delle nostre TV! Neanche una parola per queste persone! Siamo in “galera” (“reclusione di stato” giustificata dalla necessaria tutela per la “salute pubblica”, questo è chiaro!) ma la TV ci mostra come si sta bene, come stiamo riconquistando il senso della famiglia, degli affetti, della solidarietà famigliare, del parlare finalmente con i figli che non ascoltiamo mai con attenzione perché presi dal lavoro e indeboliti dallo stress quotidiano, del fare tutti tutto armoniosamente insieme e come – udite! udite! – passato questo terribile momento, saremo più forti, più liberi, più maturi, più saggi, “più” insomma… bombardati subliminalmente con rassicurazioni e frasi ben confezionate che richiamano alla nostra mente un notissimo aforisma attribuito a Friedrich Nietzsche: «Quello che non mi uccide, mi fortifica»!
Ce la faranno davvero tutte queste persone “sole” a superare questo momento? Riusciranno davvero a non essere “uccisi” intimamente dalla solitudine e a diventare dopo, passata la tempesta, più forti anche se soli, se anziani, se indeboliti da malattie? Ma davvero questo messaggio che ci martella mediaticamente una, cento, mille, un milione di volte può diventare “verità” ed essere spalmato “globalmente” su tutti noi, cittadini di questo paese straordinario e “irredimibile” come avrebbe detto in questo momento Leonardo Sciascia?
La verità è che molte delle persone di cui stiamo scrivendo non ce la fanno, non ce la faranno, stanno scoppiando o scoppieranno a breve, come un detonatore silente e invisibile che non lascia traccia, se non dentro l’anima di chi si sente devastato e prossimo alla caduta inesorabile e inevitabile!
Gli aiuti? L’assistenza? La solidarietà vera (non quella opportunistica e delle ciniche parole di rito di chi continua a dire pubblicamente “non siete soli e non vi lasceremo soli”) dov’è per questa gente? Chi porta loro il cibo o una parola di conforto? A tutto questo non abbiamo pensato! A tutto questo la TV della necessaria propaganda del #tuttoandrabene non vuole pensare! Forse non può pensarci! Forse la TV ci direbbe che “Non siamo qui per questo”, se volessimo parafrasare la celebre frase di ieri della geniale Christine Lagarde che rimarrà nella storia Occidentale di tutti i tempi per questo e per null’altro!
Cosa accadrà per davvero nei prossimi giorni?
Cosa ne pensate voi, che avete letto queste poche righe, di tutto questo?
Cosa ci dite della vostra solitudine?
Come la state gestendo?
Ma davvero passata la tempeste saremo tutti più liberi e forti?
«È questo quello che abbiamo pensato ed è questo lo spunto di riflessione che abbiamo deciso di condividere con chi ci leggerà…»
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Antonella Biscardi
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