La Targa Florio è una delle corse automobilistiche più antiche al mondo, oltre ad essere la più antica in assoluto delle corse automobilistiche ancora oggi disputate.
Fu Vincenzo Florio, figlio di Ignazio Florio senior, a creare la Targa Florio, in quanto grande appassionato di automobili. Il giovane Vincenzo, all’epoca ventottenne, non mancandogli certamente il denaro, poiché apparteneva alla famiglia dei grandi industriali Florio, decise d’impegnarsi finanziariamente per alimentare la propria passione. Così, nel 1905 finanziò e organizzò una corsa a Brescia, la Coppa Florio, e nel 1906, tornato in Sicilia, creò una nuova gara, la Targa Florio, ricevendo l’aiuto di Henri Desgrange, direttore della rivista specializzata “L’Auto”. Vincenzo, che ricordiamo aveva già partecipato come pilota ad alcune corse automobilistiche, tracciò il circuito della gara che si articolava, e si articola tutt’oggi, nel suggestivo territorio delle Madonie attraversando i paesi di Cerda, Caltavuturo, Castellana, Petralia Sottana, Castelbuono, Collesano e Campofelice.
Per capire meglio il contesto nel quale nacque la Targa Florio, bisogna considerare che nel 1906 in Italia vi erano circa 3000 automobili, di cui circa 500 solo in Sicilia. Infatti, solitamente, queste zone impervie venivano raggiunte per mezzo dei muli.
Vincenzo Florio e gli altri organizzatori, intendevano dar vita ad una corsa automobilistica ricca di insidie e difficoltà. Non a caso, il tracciato scelto si sviluppava (e si sviluppa) in un territorio piuttosto impervio, con numerose curve strette, strade tortuose e tornanti. Inoltre, il paesaggio che contornava e contorna la gara è senza ombra di dubbio magico: la bellezza naturalistica del Parco delle Madonie che si specchia sul mare è una delizia per gli occhi dei piloti e del pubblico. La difficoltà estrema del tracciato, la sua lunghezza e la cornice del paesaggio mozzafiato, furono tutti elementi che concorsero a fare della Targa Florio, fin dai suoi primi esordi, un circuito leggendario. Tale era la difficoltà del tracciato, soprattutto nelle prime edizioni, pure per la minore prestanza delle autovetture, che anche solo riuscire a terminare la corsa era già da considerarsi una vera e propria impresa fuori dal comune.
Il 6 maggio 1906 venne battezzata la Targa Florio con la prima gara, dove parteciparono 10 automobili, le quali dovevano completare per tre volte il circuito, per un totale di 444 chilometri. Una distanza davvero pazzesca. Fu Alessandro Cagno a vincere la prima gara ma in realtà la corsa fu falsata, sia perché alcuni partecipanti non furono in grado di gareggiare, in quanto non poterono imbarcare le proprie autovetture a causa di uno sciopero, sia perché due piloti nel corso della gara, rifornirono le proprie automobili d’acqua anziché di benzina, quindi dovettero ritirarsi. In ogni caso, Cagno ricevette il premio della vittoria da Donna Franca Florio, la cognata di Vincenzo. Il premio consisteva in un bassorilievo in oro massiccio realizzato da Rene Lalique, orafo francese di fama internazionale.
Il successo di pubblico fu incredibile, infatti, il “Giornale di Sicilia” scrisse che migliaia erano state le persone provenienti da Palermo, appartenenti soprattutto alle élite della città. Inoltre, nacque “Rapiditas”, la prima rivista di automobilismo sportivo siciliano, che tramite fotografie, illustrazioni e cronache delle gare, pubblicizzava la Targa Florio, esaltandola a valore contemporaneo, come emerge da un frammento dall’editoriale del primo numero che recitava “La rapidità è il carattere tipico della vita moderna; nessun altro simbolo potrebbe più efficacemente riassumere il fervore di pensiero e di azione che impronta l’epoca nostra”. Della rivista furono pubblicati in tutto nove numeri, tradotti in inglese, francese e tedesco, rimarcandone l’apertura internazionale.
Che la Targa Florio assunse, fin da subito, una dimensione mondiale, è testimoniato dal fatto che nessuna automobile ancora oggi, nelle gare automobilistiche di tutto il mondo, reca il numero 13 (ad eccezione della Lotus di Pastor Maldonado in Formula Uno). Questa usanza si spiega in quanto durante l’edizione del 1926 morì il conte Giulio Masetti, vittima di un incidente. L’accaduto ebbe grande risonanza internazionale, anche perché Masetti era diventato un pilota leggendario dopo la duplice vittoria della Targa Florio, ottenuta nelle edizioni precedenti. Non a caso venne soprannominato “Il Leone delle Madonie”.
La Targa Florio, nella sua formula originaria, è stata disputata, tra il 1906 e il 1977, ben 61 volte. In questo arco temporale, la corsa di Vincenzo Florio fu una gara velocistica, trasformata in gara di “regolarità” soltanto nell’edizione del 1957. Solo qualche volta la gara venne associata al giro di Sicilia, invece, dal 1937 al 1940, quindi per 4 edizioni, la competizione fu effettuata al Parco della Favorita anziché al Parco delle Madonie. La Targa Florio non è mai stata effettuata al di fuori della Sicilia. Tra il 1958 e il 1973 la Corsa delle Madonie entrò a far parte dei circuiti validi per i Campionati Mondiali e Internazionali, assumendo un’importanza di primo piano.
Ma nel 1978, per via dell’inadeguatezza del tracciato, ormai anacronistico data la potenza delle nuove automobili, si decise, per tutelare la sicurezza dei piloti e del pubblico, anche alla luce del grave incidente avvenuto nell’edizione del 1977, di trasformare la Targa Florio in una gara di rally. Così, la competizione entrò a far parte del Campionato Rally italiano ed europeo e nel 2006 il Rally Targa Florio è stato riconosciuto come uno degli eventi più importanti, a livello mondiale, della Federation Internationale de l’Automobile.
Ricordiamo alcuni grandi piloti che hanno solcato il circuito delle Madonie, quali Achille Varzi, Tazio Nuvolari, Stirling Moss, Graham Hill e Nino Vaccarella, in grado di vincere le edizioni del 1965, 1971 e del 1975. La Targa Florio è una delle più antiche e famose corse automobilistiche al mondo, in grado, ancora oggi, di suscitare emozioni e sogni. Un circuito suggestivo e di richiamo internazionale che continua ad essere circondato da un alone leggendario. La Targa Florio, dopo 114 anni, continua ancora a vivere, ispirandosi al suo fondatore, Vincenzo Florio, il quale ricordava “Continuate la mia opera perché l’ho creata per sfidare il tempo”.