Roberto Lagalla vuole fare il sindaco di Palermo e per riuscirci potrebbe provare a correre sotto la bandiera dell’Udc (e la conferenza stampa indetta domani 30 settembre a Palazzo dei Normanni con i vertici siciliani del partito e la presenza annunciata del segretario Lorenzo Cesa, sembra essere stata convocata per sancire il passaggio dell’ex rettore alla corte centrista).
Ma non si tratterebbe di una candidatura monocolore: a sostenere Lagalla potrebbero arrivare anche i renziani di Italia Viva, con le amministrative del capoluogo che diventerebbero banco di prova per il nuovo centro ipotizzato da tanti, anche se limitato a due partiti (almeno per il momento). Da questo progetto prenderebbero le distanze il Cantiere Popolare di Saverio Romano e dell’assessore regionale Toto Cordaro, che resterebbero fedeli al centrodestra.
Ma le amministrative di Palermo sono soltanto il primo di tanti appuntamenti elettorali che si susseguiranno nei prossimi mesi e che, inevitabilmente, finiranno per influenzare gli equilibri di nuove e vecchie alleanze. Matteo Salvini dice di puntare a un candidato leghista per Palazzo d’Orleans, ma ha detto che il Carroccio ha candidati pronti pure per Palermo e Catania. L’ex ministro sa bene che non potrà avere tutto e che dovrà curare gli equilibri di coalizione in una Regione dove il suo appeal elettorale – almeno finora – non è mai stato comprovato dai risultati delle urne. Potrebbe, quindi, cedere ai diktat di Nello Musumeci, già in corsa per la conferma, e dirottare gli appetiti della Lega in Sicilia verso la candidatura per la carica di primo cittadino di Palermo.
In questo scenario, il nome del centrodestra per Palermo potrebbe a questo punto essere quello del neoleghista Francesco Scoma che recentemente ha detto addio a Italia Viva e che non ha mai nascosto le sue mire alla aspirazioni per la carica che fu di suo padre. Ecco che in quest’ottica potrebbero trovare composizione gli interessi delle parti del centrodestra che oggi sembrano distanti, con Musumeci che andrebbe a ritentare la conferma a Palazzo d’Orleans e la Lega con un candidato di bandiera per Palermo.
Le tessere del puzzle andrebbero a trovare il giusto incastro. Resterebbe in ogni caso da definire la proposta del centrodestra per Catania. Oggi il sindaco è Salvo Pogliese di Fratelli d’Italia: se Giorgia Meloni volesse pensare a un bis a Palazzo degli Elefanti (ci sarebbe anche l’opzione Raffaele Stancanelli) il cerchio si chiuderebbe.
Anzi no. Già, perché dalla girandola delle candidature resterebbe fuori Forza Italia. Gianfranco Micciché non fa mistero di puntare al bis sulla poltrona più alta di Sala d’Ercole, quella di Presidente dell’Ars, ma sembra un po’ pochino perché il coordinatore regionale azzurro si possa accontentare e lasciare tutte le stanze dei bottoni dell’amministrazione attiva della Regione e delle maggiori città agli alleati.
Se però Cateno De Luca dovesse mantenere fede alla sua volontà espressa di dimettersi da sindaco di Messina per correre in autonomia per la Presidenza della Regione si libererebbe una casella… Basterà?