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All’interno del progetto “L’Arte della Libertà“, iniziato lo scorso febbraio all’interno della Casa di Reclusione Calogero di Bona – Ucciardone di Palermo con l’artista Loredana Longo, si è svolta, a Palazzo Branciforte, la giornata di studio “Tra le righe. Esercizi di libertà in carcere“.
L’incontro, sostenuto da Fondazione Sicilia, a cura di Acrobazie, con Elisa Fulco e Antonio Leone, curatori dell’interno progetto, è stato un’occasione di confronto tra esperienze condivise nell’interpretare attivamente l’articolo 27 della Costituzione.
“I risultati dopo mesi di lavoro – ci ha detto Antonio Leone – sono tangibili e testimoniano come una costante attività integrativa migliori il clima generale legato alla permanenza dentro luoghi di reclusione”.
Dare i numeri per fornire indicatori chiari dei benefici generati dall’investimento in cultura e raccontare le più significative case history che utilizzano i linguaggi artistici all’interno delle istituzioni penitenziarie: sono stati questi i temi centrali dell’incontro, che ha fatto emergere il valore della riabilitazione come momento di formazione e di crescita dei detenuti, mantenendo aperto lo scambio tra il dentro e il fuori.
All’interno dell’Ucciardone al momento partecipano trenta persone, tra detenuti, operatori socio sanitari e operatori museali e, per la prima volta in Italia, coinvolge anche la polizia penitenziaria, utilizzando la formula del workshop con l’artista come dispositivo relazionale in grado di migliorare il clima interno e attivare percorsi di cambiamento.
Persone provenienti da mondi diversi, sotto la guida dell’artista Loredana Longo e la supervisione scientifica dello psichiatra Sergio Paderi dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo (ASP), da qualche mese si ritrovano per discutere di arte contemporanea e di libertà, sperimentando differenti linguaggi artistici per dare vita a una nuova rappresentazione del carcere dal volto umano: un racconto corale, una sorta di grande rete in cui mettere in scena con parole, immagini, fotografie e performance l’ambiguità insita nel concetto di libertà.
Il workshop, la cui frase manifesto è “Volare per una farfalla non è una scelta”, è il primo step del progetto, che andrà avanti fino a febbraio 2020.
L’obiettivo è di costruire ponti tra il dentro e il fuori, come ci dice nella video intervista Leone, attraverso differenti azioni che scaturiscono dalla fiducia nel credere che riqualificando esteticamente gli spazi di detenzione e offrendo occasioni di produzione e di fruizione culturale al gruppo di lavoro, sia possibile migliorare la qualità dei rapporti e trasmettere all’esterno un’immagine positiva del carcere.
Oltre al workshop, diversi saranno gli interventi messi in campo in questi mesi: dalla creazione di un nuovo spazio laboratoriale, alla realizzazione di un’opera d’arte site specific di Loredana Longo all’interno del carcere; dalla costruzione di un ricco palinsesto di attività per garantire una formazione continua ai detenuti, introducendo in carcere lezioni di arte contemporanea, invitando esponenti del mondo culturale e sociale a raccontare e far sperimentare la loro pratica.
Tra questi Letizia Battaglia, Stefania Galegati, Marco Mirabile, Ignazio Mortellaro, Giulia Ingarao e Marco Stabile.
Per arrivare alle visite guidate nei principali luoghi culturali cittadini che coinvolgeranno la Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Branciforte e Palazzo Butera.
A chiusura del progetto verrà allestita una mostra presso la Galleria d’Arte Moderna e Palazzo Branciforte, in cui saranno raccolte le opere e le installazioni prodotte: un racconto polifonico di immagini e parole emerse nel corso del progetto che darà spazio a voci diverse che difficilmente dialogano tra loro, per veicolare il tema della libertà.