di Maurizio Scaglione e Lisa Sanfilippo
Un tempo la chiamavano “Regina del Mare” e i rais ne erano i gelosi custodi, uomini d’altri tempi, leggende viventi, che dettavano i tempi della mattanza: è la “Tonnara di Favignana”, luogo in cui l’industria intrecciandosi alla cultura determinava, durante il periodo della pesca, un flusso costante di uomini, tradizioni, capitali e turismo.
Emblema di un rigoglioso passato, l’impianto ha smesso definitivamente la sua attività nel 2008, mentre adesso si qualifica come centro di grande interesse storico, custodendo strumenti, reti, ancore e barche, divenendo anche, attraverso la simulazione delle antiche pratiche a scopi turistici (i tonni presi vengono subito liberati), specchio di quella “civiltà del tonno” che ha origine nel Mediterraneo.
Non poteva, dunque, esserci una cornice più rappresentativa: l’Ex Stabilimento Florio della Tonnara di Favignana e Formica, ha ospitato, venerdì 21 luglio, il convegno organizzato dal Dipartimento della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana, dal titolo “Favignana. L’isola del Tonno. La cultura del mare: una risorsa per il turismo. Nuovi scenari e prospettiva”.
L’evento si inserisce all’interno di un progetto finalizzato a rilanciare le tonnare fisse e la pesca di prossimità lungo le coste, tutto in linea con la nuova politica europea e il Fondo Europeo degli Affari Marittimi e della Pesca: il disegno di legge sulla ridefinizione dei criteri di assegnazione, presentato dal Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, sulle quote pesca del tonno rosso del Mediterraneo sancisce di fatto una priorità di assegnazione alle tonnare fisse e alla piccola pesca di prossimità.
Il valore storico-culturale delle tonnare fisse, del resto, è tale che il Parlamento Europeo ne ha proposto l’inserimento nelle liste del Patrimonio Culturale Unesco. In Sicilia sono sessantacinque le tonnare fisse: sedici in provincia di Palermo, diciotto in provincia di Trapani, quattro in provincia di Agrigento, una in provincia di Caltanissetta, due nel Ragusano e dodici rispettivamente nel Siracusano e nel Messinese.
Istituzioni, rappresentanti del mondo scientifico, giornalisti ed operatori si sono incontrati a Favignana, “l’isola del tonno“, per affrontare nello specifico due tematiche: da una parte, il ritorno della pesca del tonno con una congruità in grado di sostenerla economicamente (la soglia è stata stabilita in almeno 100 tonnellate), dall’altra i nuovi flussi di turismo d’interesse non legati solo alla balneazione.
Il convegno è stato aperto da Giuseppe Pagoto, sindaco di Favignana e presidente del Gruppo di Azione Costiera “Isole di Sicilia”. «Tutti noi vorremmo vedere la Tonnara tornare in vita – ha spiegato Pagoto – sarebbe un risultato dai risvolti importanti per lo sviluppo sia economico che sociale, trattandosi di un’attività di pesca che fornisce sollievo finanziario a molte famiglie e che crea economia a livello globale».
«Si apre una prospettiva di assoluto valore strategico per la filiera del tonno. – ha invece puntualizzato Dario Cartabellotta dirigente generale del dipartimento della Pesca in Sicilia – La cattura dei tonni con le tecniche tradizionali costituisce un modello produttivo di economia del mare, davvero sostenibile e coerente alla cultura delle nostre comunità».
Per il deputato al Parlamento Europeo Michela Giuffrida «è necessario diversificare le attività che ruotano attorno alla pesca e sviluppare un indotto in grado di creare crescita e sviluppo nelle zone costiere. Al Parlamento Europeo – ha aggiunto – stiamo lavorando per attuare delle misure per la pescaturismo e per l’ittiturismo, opportunità per stabilizzare il reddito dei pescatori e offrire nuove risorse alle comunità che dipendono dalla pesca».
Sulla Tonnara di Favignana è intervenuto anche Antonello Cracolici, assessore all’Agricoltura allo Sviluppo Rurale e alla Pesca Mediterranea, mettendo in luce come: «I dati scientifici raccolti dimostrano la percorribilità economica di una riapertura della Tonnara, sia dal punto di vista della sostenibilità dell’attività di pesca che da quello dell’impatto economico, e anche sotto il profilo della trasformazione del pescato. Inoltre, il potenziale turistico che la riapertura garantirebbe, potrà coinvolgere attivamente la comunità dei pescatori».
Un appuntamento dunque ricco di spunti di riflessione e di analisi costruttive, che ha visto, nelle presentazioni dei tanti partecipanti intervenuti, argomenti di grande interesse, dalle politiche di sviluppo del settore pesca in Sicilia alle strategie territoriali di valorizzazione delle produzioni ittiche siciliane, per poi passare al valore delle tonnare in Sicilia, sulla base degli aspetti biologici e storici.