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L’attacco di Martelli a Orlando: “Con lui sindaco, Ciancimino era tornato a imperare” [Video]

martedì 6 Giugno 2017

Tra i momenti caldi ieri a Villa Filippina, a Palermo, in occasione dell’incontro dal titolo “La verità di Falcone. Non più segreti gli atti del Csm”, anche la domanda rivolta dal cognato di Giovanni Falcone, l’ingegner Alberto Cambiano, all’ex ministro della Giustizia, Claudio Martelli: “Perché il sindaco Orlando ha accusato il giudice Falcone? Quell’accusa ferì profondamente mio cognato, perché lo ha fatto?”

“La spiegazione – ha risposto Martelli – sta scritta nei verbali dell’interrogatorio al quale Falcone fu sottoposto al Csm”. Un interrogatorio nato dalla famosa frase pronunciata da Orlando in tv, a Samarcanda, secondo cui Falcone avrebbe tenuto nei cassetti le carte sulle indagini relative ai mandanti dell’omicidio di Salvo Lima e di altri assassinii eccellenti di quegli anni.

Per Martelli, Falcone durante l’audizione al Csm “lo dice chiaro e tondo: ‘Forse il sindaco di Palermo non ha sopportato che io indagassi su grandi appalti che riguardano l’illuminazione e le fognature di una grande città, perché ci sono appalti e appalti: i piccoli e quelli miliardari. E io indagando su quelli miliardari, nel caso di Palermo ho scoperto che con Orlando sindaco, Ciancimino era tornato a imperare’. – dice Martelli – Eravamo nel 1991, e si voleva considerare Ciancimino fuori dai giochi, ma non era così. Questa era la cosa che fece impazzire di rabbia Orlando. L’accusa rivolta a Falcone sarebbe una ritorsione polemica”.

A questo punto, il moderatore Felice Cavallaro, ha ricordato che l’argomento del convegno non era Orlando e che, comunque, l’assenza della controparte non consentiva di affrontare quel tema.

Il video in basso, dal minuto 1:29:44, tratto da Radio Radicale:

In realtà, le parole di Falcone sono un po’ diverse, rispetto a quelle riferite da Martelli.

Ecco come stanno le cose realmente: a pagina 90 del verbale dell’interrogatorio Falcone risponde al Csm sul mandato di cattura (poi revocato dalla Cassazione) a don Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo: «L’esito giudiziario della sua vicenda – dice Falcone – dimostra che cosa? Che nonostante la presenza di un sindaco come Orlando, la situazione degli appalti la situazione degli appalti continuava ad essere la stessa e Ciancimino continuava a imperare, sottobanco, in queste vicende. […] Devo dire che, probabilmente, Orlando e i suoi amici hanno preso come un inammissibile affronto alla gestione dell’attività amministrativa del Comune un mandato di cattura che, in realtà, si riferiva ad una vicenda che riguardava episodi di corruzione molto seri, molto gravi, riguardanti la gestione del Comune di Palermo». 

Orlando e FalconeBasta quel nonostante a far capire la considerazione che Falcone aveva di Orlando. E lo si evince maggiormente poche pagine prima, quando ricorda il fallito attentato all’Addaura: «Orlando mi chiamò per esprimermi solidarietà […] In quel momento c’era chi diceva a tutti i giornalisti, ma non era Orlando, che quelle bombe, quei candelotti di dinamite me li ero messi da solo lì. Io non  voglio parlare degli amici. Quando nel corso di una polemica vivacissima fra Orlando e altri, una giornalista mi chiese che cosa pensassi di Orlando, io ho detto “ma cosa vuole che possa rispondere di un amico”, ecco. Dopo poche ore, tornato in sede, ho appreso quell’attacco riguardante le prove nei cassetti».

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