Le indagini che stamattina all’alba hanno portato allo smantellamento di una cellula della cosca Viking della mafia nigeriana a Palermo, si sono avvalse anche della collaborazione di uno dei capi e del suo braccio destro che hanno svelato gli equilibri fra le confraternite negli ultimi tre anni. “La cosca dei Viking era ben strutturata su tutto il territorio nazionale, ma aveva a Palermo, nel quartiere di Ballarò, una base operativa caratterizzata da una forte struttura gerarchicamente organizzata, con una forte capacità intimidatoria”.
Lo ha detto Rodolfo Ruperti capo della squadra mobile nel corso di un incontro con i giornalisti commentando l’operazione “Disconnection zone”.
Le indagini hanno accertato, inoltre, la presenza di numerose case di prostituzione nel centro storico di Palermo, le cosiddette “connection house”, e registrato numerosi episodi di spaccio di stupefacenti.
“Oggi abbiamo fermato otto persone in più abbiamo arrestato un altro nigeriano che cercava di disfarsi di sostanza stupefacente durante un nostro controllo a Ballarò. Questa operazione si colloca in una serie di attività investigative, coordinata dalla Dda, sull’operativa di cellule che operano con le stesse modalità della mafia”. Le indagini sono state coordinate del procuratore aggiunto di Salvatore De Luca e dei sostituti Gaspare Spedale, Chiara Capoluongo e Giulia Beux.
“Dopo l’operazione di tre anni contro la confraternita Black Axe e quella dello scorso aprile che ha portato in carcere 13 appartenenti all’altra confraternita mafiosa nigeriana, gli Eyie, questa mattina l’operazione è rivolta contro i terzo gruppo i Viking che negli ultimi mesi aveva ottenuto la supremazia dello spaccio e dello sfruttamento della prostituzione a Ballarò – aggiunge – Gli otto fermati devono rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso”.
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