Il 19 ottobre del 1944 si riversano sulle strade di Palermo centinaia di persone tra cui molti giovani e bambini, tutti provenienti dai quartieri più poveri della città, spinti dalla fame per gli alti prezzi dei generi alimentari.
Nelle mani agitano tubi, bastoni, qualsiasi cosa riescano a trovare. Insegne, vetrine dei negozi vanno subito in frantumi sotto gli occhi della polizia che assiste impotente, mentre la folla si va ingrossando per la presenza di lavoratori e disoccupati.
Intorno a mezzogiorno, sotto la Prefettura, in via Maqueda, i manifestanti ormai sono migliaia. Interviene anche l’esercito che rispetto alla polizia mostra meno comprensione per i motivi della protesta. Improvvisamente lo scoppio di una bomba a mano che lascia sul terreno sedici morti e più di 160 feriti. Una vera strage! Scene analoghe che si rivedranno per le strade di Palermo l’otto luglio del 1960.
La responsabilità dell’eccidio sarà attribuita all’esercito, alla paura che il tumulto popolare aveva suscitato in qualche gruppo di soldati che erano in possesso di questi ordigni.
Il Governo nazionale, dal canto suo, scaricherà la responsabilità sui separatisti di Andrea Finocchiaro Aprile che disponevano di un vero e proprio esercito e che avevano dichiarato guerra al nuovo Stato italiano vagheggiando una Sicilia indipendente, ma nessuna forza politica si porrà il problema di come dare una risosta a quella protesta sociale.
Solo il console americano Alfred Nester sembra avere le idee chiare. Gli Stati Uniti, infatti, nonostante dal febbraio di quell’anno la Sicilia era stata restituita alla giurisdizione del governo italiano, mantenevano ancora un loro presidio. Scriverà il console nel suo dispaccio: “A mio parere, l’episodio è solo il primo di una serie di disordini del genere che occorre attendersi, a meno che il governo non prenda misure atte ad alleviare la situazione. In tutta l’Isola l’illegalità è senza freni. I poveri nelle città non sono in grado di pagare i prezzi dei generi alimentari. Il governo si sforza di far ricadere la responsabilità di questi disordini sui separatisti, e questa versione potrà trovare qualche credito, ma in tutta franchezza io non credo che siano stati i separatisti ad organizzare gli scioperi con i disordini culminati nella sparatoria. Ero personalmente presente non solo mentre la folla in tumulto si andava assembrando, ma per la durata di tutto l’episodio e non c’è prova alcuna che esso non sia stato interamente spontaneo”.
Questa drammatica pagina di storia sarà ben presto rimossa e solo molti decenni dopo sarà riportata alla memoria dei palermitani grazie alla provincia regionale che inaugurerà una targa in ricordo di quella strage.