“Questa specie di nave corsara che é stata la Sicilia, col suo bel gattopardo che rampa a prua, con i colori di Guttuso nel suo gran pavese, con i suoi più decorativi pezzi da novanta cui i politici hanno delegato l’onore del sacrificio, coi suoi scrittori impegnati, con i suoi Malavoglia, con i suoi Percolla, con i suoi loici cornuti, coi suoi folli, coi suoi demoni meridiani e notturni, con le sue arance ed il suo zolfò e i suoi cadaveri nella stiva, affonda amico mio, affonda.” Così Sciascia, per bocca del prof Laurana descrive la Sicilia in “A ciascuno il suo”.
Si purtroppo se non affonda e perché Colapesce continua a rimanere a reggere una colonna che si é rotta ma anche perché sta diventando sempre più leggera perché la gente se ne sta andando. 25.000 siciliani ogni anno lasciano per sempre l’Isola e sarà anche peggio dopo questa grande epidemia”
Le previsioni dell’assessorato all’economia siciliana nel DEF che prevedono un meno 8% per il 2020, peraltro sotto valutato per i dati di Diste Consulting riportati nel suo ultimo report semestrale, sono anch’essi drammatici. Anche se é complicato prevedere il crollo che vedremo non appena le attività potranno ripartire non vi é dubbio che già prima della pandemia la nostra era una economia allo sbando. E che nulla di veramente nuovo si sta facendo per cambiare direzione del percorso.
Gestiamo l’ordinario mentre siamo sull’orlo del baratro, le Zes ancora stentano a partire, il collegamento con l’Italia con l’alta velocità é rinviato sine die, il porto di Augusta che potrebbe diventare il concorrente di Tangeri langue nella sua inoperosità, il ponte sullo stretto cancellato da Mario Monti diventa sempre più una via di fuga, un’araba fenice, che non sarà mai realizzato. Mentre la gestione della pandemia ci sta dando dati tra i peggiori dell’Italia, il 30 siamo riusciti a superare pure la Campania per contagiati.
Ma come per il Paese sembra che tutti siano pronti a dire “tutto va bene madama la marchesa “.