Dopo lo stop forzato, l’editoria riprende il passo e tra le nuove uscite in libreria, tanto atteso, c’è “Come una storia d’amore” (Giulio Perrone Editore) della scrittrice siciliana Nadia Terranova.
Già finalista al Premio Strega nel 2019 con “Addio fantasmi” (Einaudi), con quest’ultima opera la Terranova propone ai lettori una serie di racconti autobiografici che hanno come protagonista la città di Roma, soprattutto i quartieri popolari multietnici, dal Pigneto a Largo Preneste passando anche per Casalbertone, e con essi i diseredati, e le loro anime, che li abitano.
Si legge: (…) lei è una città di sentimenti estremi: le si appartiene o la si detesta, lo sanno tutti, lo sa pure l’ultimo degli ultimi.
La vita a Roma è il filo conduttore, città dove la scrittrice messinese si è trasferita all’età di 25 anni, riscoprendola una “città più problematica” di quanto avesse immaginato e pertanto anche molto fruttuosa per la sua “penna”.
E tutte le protagoniste femminili condividono la coscienza della fine ineluttabile di un rapporto che svela, al contempo, la necessità di dover prescindere dall’attesa della felicità.
“L’unica è raccontarsela come una storia d’amore perché all’inizio nessuno pensa che pure quella parola, amore, si esaurirà. Pensa: l’infanzia è finita ma l’amore durerà, l’amore non è un’età della vita, al massimo è essere adulti, e dire ‘adulti’ è come dire ‘per sempre’, è la stessa cosa, o almeno così dev’essere”.
Ma da adulti si scopre che non è così: “L’amore finisce e non devi rimproverarti per non averlo curato, al limite è lui che non ha curato te”.
Per raccontare Roma, secondo Nadia Terranova, bisogna partire dalle assenze, dalla mancanza, dai fantasmi.
La scommessa dell’identità strepita coi corvi del Pigneto, nella gramigna di una pensilina a Porta Maggiore la mattina di Natale, andando incontro all’età adulta, ride forte nelle lavanderie di quartieri multietnici, sognando l’altrove.
Roma, come ogni storia d’amore, necessita di un linguaggio privato che la renda segreta, tua.
I personaggi della Terranova sono spezzati, sulla soglia di un cambiamento, congelati in un ricordo. Aspettano di essere liberi, immaginano vite negli occhi degli altri, interrogano l’esistenza in una lingua che non conoscono e scoprono, a volte, che la felicità è un difetto della vista e che, a volte, è necessario perdersi.
Tra i racconti ci sono: “Il primo giorno di scuola“, “Due sorelle“, “La felicità sconosciuta“, “L’ora di libertà“, “Lettera a R.”.