Oggi – 9 maggio 2019 – ricorre il Cinquantesimo anniversario della fondazione della prestigiosissima case editrice palermitana fondata da Elvira e Enzo Sellerio, nata come “Edizioni Esse”, e solo successivamente trasformata in “Sellerio Editore”.
L’idea di fondare una casa editrice a Palermo, Elvira ed Enzo la condivisero con Leonardo Sciascia e Antonio Buttitta, che incoraggiarono il progetto e ne furono attivi partecipi fin dall’avvio delle prime attività editoriali, come tra l’altro ricorda proprio stamattina in diverse interviste su magazine nazionali, il figlio Antonio che insieme alla sorella Olivia, ha preso la conduzione imprenditoriale della casa editrice.
Nella storia della Sellerio, tre sono stati i momenti di svolta editoriale, che lo stesso Antonio ricorda oggi in queste interviste: la pubblicazione nel 1978 de L’affaire Moro di Leonardo Sciascia che in poche settimane vendette oltre cento mila copie; l’incontro nel 1981 con un altro grandissimo scrittori siciliano, allora sconosciuto al grande pubblico, Gesualdo Bufalino e la successiva pubblicazione di Dicerie dell’untore che nello stesso anno vinse il premio letterario Campiello; il lancio di Andrea Camilleri scrittore nel 1984 con La strage dimenticata, romanzo che non ebbe grande successo, e nel 1992 con La stagione della caccia che inaugura l’ascesa dello scrittore di Porto Empedocle come l’autore contemporaneo il più letto e più seguito in Italia e nel mondo.
Il nostro piccolo omaggio per l’anniversario della nascita della Sellerio, all’interno di questa piccola rubrica di libri e cinematografo, lo facciamo consigliando l’acquisto e la lettura di bellissimo libro di Andrea Camilleri, La rivoluzione della luna, pubblicato da Sellerio nel 2013. È un romanzo che pur essendo a nostro avviso un’opera d’arte letteraria di grandissimo spessore storico e culturale, non ha avuto il successo di vendite e di lettori che merita e che meriterebbe.
È un romanzo che senza ombra di dubbio rappresenta una metafora straordinaria della vita sociale e politica della Sicilia dei viceré nell’età degli Asburgo, ma che al contempo rappresenta una formidabile rappresentazione dell’Italia dei nostri giorni, e anche per questo motivo, per la contemporaneità e l’attualità di questo grande scritto, va letto anche oggi.
La recensione
Per chi ama la letteratura che osa plasmare la storia con i turbamenti e le passioni umane, non può non leggere questo bellissimo romanzo di Camilleri. Ma c’è un pericolo che il lettore deve essere consapevole di dover correre: l’essere travolto e sequestrato impietosamente dalla lettura scorrevole ed emozionante della storia di donna Eleonora di Mora, “marchisa di Castel de Roderigo, vedova del Viceré don Angel de Guzmán marchisi di Castel de Roderigo, fimmina beddra di fari divintari le gamme di ricotta, fìmmina di Paradiso, nìvura di capilli, àvuta, slanciata, aliganti, cu du occhi grandissimi, nìvuri come l’inca, che assimigliano a ‘na notti scurosa e scantusa ma nelle quali uno sarebbi cchiù che filici di pirdirisi per l’eternità”.
La storia è ambientata nella Palermo dei viceré di Spagna del milleseicento undici – metaforicamente potrebbe anche essere dei nostri tempi – e racconta di potere, di prepotenza, di ipocrisia, di privilegi, di danaro, di vendetta, di tradimenti, di morte, di viltà, di ingiustizie, di meschinità, di complotti, di passioni, di amore che mai manca nelle coinvolgenti storie di Camilleri. La narrazione è un succedersi repentino e ben ritmato di emozioni, di colpi di scena, di intrighi, di complotti, di battaglie più d’intelletto che d’armi.
Insomma, il pathos che cerca il lettore esigente in questa storia siciliana è assicurato. Il romanzo va letto tutto d’un fiato se si vuole provare il sofisticato piacere di lasciarsi trascinare in una bellissima storia di vendetta al femminile, la più glaciale e raffinata delle vendette, raccontata con arte magistrale e sopraffina che solo Camilleri in Italia riesce oggi a fare.