I carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo di Agrigento hanno arrestato tre persone di Licata e Ravanusa per estorsione, furto pluriaggravato, incendio doloso e inquinamento ambientale. Uno è indagato anche per il tentativo di omicidio di un extracomunitario senza fissa dimora. Al centro dell’indagine l’incendio doloso alla ditta Omnia s.r.l. del gennaio scorso, che ha causato, secondo le misurazioni effettuate nell’immediatezza dall’Arpa Sicilia, una grave compromissione dell’aria per la diffusione di sostanze altamente tossiche. Oltre ai tre arrestati sono indagate 11 persone, per le quali, viste le nuove norme, sarà necessario l’interrogatorio preventivo del gip prima di procedere alla valutazione della richiesta di misura cautelare.
Il giudice per le indagini preliminari Micaela Raimondo ha disposto la custodia cautelare in carcere per Carmelo D’Antona, 39 anni, di Ravanusa e Cristoforo Famà, 41 anni, di Licata. Ai domiciliari, con braccialetto elettronico, è stato invece posto Mario Antona, 24 anni, di Ravanusa. A Carmelo D’Antona, è stato contestato anche il tentativo di omicidio: avrebbe, il 10 luglio di quest’anno, a Campobello di Licata, picchiato selvaggiamente un uomo di 26 anni.
L’incendio sarebbe stato appiccato per un corrispettivo irrisorio su mandato di persone ancora ignote. Nessuna collaborazione alle indagini è venuta dai titolari dell’impianto. Le indagini, avviate dai carabinieri e durate circa 10 mesi, hanno consentito inoltre di disegnare uno spaccato di micro e macrocriminalità in un ambito sociale di emarginazione e degrado a Licata e nei centri di Ravanusa e Campobello di Licata. L’estrema pericolosità manifestata dagli indagati emergerebbe dal possesso di armi da fuoco, dalla violenza e dal clima di intimidazione nei confronti delle vittime e da alcuni reati commessi che, per gli inquirenti, denoterebbero “una preoccupante facilità nell’aggressione fisica e nella commissione di rapine, e soprattutto nell’episodio di tentato omicidio con una spranga di ferro ai danni di un cittadino extracomunitario senza un reale movente“.
L’autore, già noto agli inquirenti nelle indagini sull’incendio doloso alla ditta Omnia, sarebbe un violento che agisce in proprio e su mandato di persone in parte non identificate. Le indagini tecniche condotte hanno consentito di attivare la collaborazione internazionale di polizia che ha consentito di arrestare in Germania due persone di Licata, condannate per gravi reati di estorsione con “cavallo di ritorno“, una delle quali già consegnata a seguito di mandato d’arresto europeo. Le vittime dei reati accertati sono persone appartenenti a fasce deboli della popolazione e gran parte dei reati sono stati commessi per avere denaro per acquistare cocaina e crack. Fondamentali le intercettazioni che hanno consentito agli inquirenti di ricostruire i fatti in un clima di omertà e sfiducia nello Stato.
“I progetti di legge in corso di discussione – si legge nel comunicato – che prevedono, anche per tali reati, termini brevissimi di durata delle operazioni tecniche di intercettazione renderebbero, di fatto, non effettuabili indagini di questo tipo, e non consentirebbero di pervenire ad individuare gli autori di fatti di rilevantissima gravità sociale come l’incendio che ha liberato rilevanti quantità di diossina ed altri composti tossici nell’atmosfera“.