“Le liste del PD in Sicilia, scelte da Renzi e Faraone, mettono in ginocchio un Partito. Dai territori si sta scatenando una salutare rivolta animata dai circoli di base che chiedono di essere ascoltati e di contare nelle scelte importanti per evitare lo snaturamento del PD, la sua marginalità politica e nuovi disastri elettorali: il popolo del centrosinistra ha grandi energie e vuole essere protagonista. Occorre superare le divisioni e occorre costruire nei territori COMITATI DI LIBERAZIONE DALLE CORRENTI che hanno ucciso il PD siciliano”. Così Attilio Licciardi componente dell’assemblea nazionale del PD – Area Orlando – e sindaco di Ustica.
“Gli iscritti e i circoli tornino ad essere protagonisti e cioè il cuore della politica del PD. Il renzismo in salsa siciliana – continua – impersonato da Faraone punta a snaturare le fondamenta sulle quali il PD ha suscitato tante speranze dieci anni fa: democrazia, pluralismo interno, saldo ancoraggio al centrosinistra, giustizia sociale, antimafia. Peraltro l’area Orlando durante la fase congressuale aveva evidenziato e denunciato questa deriva renziana che allontanava il PD dai suoi valori fondanti: fa piacere vedere che adesso anche altri autorevoli dirigenti che avevano sostenuto la candidatura di Renzi a Segretario si stiano accorgendo di tutto ciò!! Ma anche su questo è necessario adesso andare avanti e guardare al futuro che comincerà il 5 marzo prossimo”.
Renzi ha dato le chiavi per costruire le liste in Sicilia al sottosegretario Faraone, ossia il principale responsabile del disastro elettorale delle recenti elezioni regionali, con il duplice tremendo risultato – conclude – di agire solo sulla base della fedeltà personale e di preparare altri disastri elettorali.
Il PD siciliano è fatto da tante personalità, da tante anime e da tante sensibilità ognuna portatrice di valori e di consensi: i renziani risolvono la questione con l’epurazione del dissenso, io al contrario penso che questa drammatica fase del PD siciliano può servire a scrivere una NUOVA CARTA DEI VALORI fondata sul reciproco rispetto tra chi pensa cose diverse, sulla valorizzazione dei circoli e dei territori, sulla ricerca di una sintesi feconda delle diverse posizioni, sulla lotta ad ogni forma di trasformismo, di nepotismo e di notabilato che voglia inquinare il Partito Democratico”.
E gli fa eco Rosario Arcoleo, presidente della commissione Affari Generali del Comune di Palermo : “Deriva feudale, trasformismo e tradimento delle primarie stanno distruggendo i principi fondanti del PD”.
“Ho sempre ritenuto fondamentale – continua – il coinvolgimento degli iscritti e degli organismi di partito nell’individuazione dei candidati. Al contrario sono piovuti dall’alto nominativi di candidati, molti dei quali provenienti da esperienze di centrodestra, schierati contro il PD alle competizioni elettorali nel recente passato , nella battaglia referendaria e in aperta contrapposizione con le rappresentanze locali del partito che per anni hanno difeso il principio democratico delle primarie. La Sicilia è diventata la cavia di un esperimento che intende mutare la natura stessa del Pd: un test iniziato con l’elezione di Miccichè come Presidente all’Ars che sta preparando il terreno all’ inciucio nazionale con Forza Italia, sulla pelle di milioni di elettori che credevano in un progetto politico plurale e riformista e di tantissimi militanti che con sacrifici hanno sostenuto questo partito negli anni”.
“Ricordo la battaglia di Faraone nel 2012 per affermare il diritto di poter dire la sua attraverso le primarie per scegliere il candidato sindaco di Palermo. Mi meraviglio del suo radicale cambio di rotta. Mi lascia amarezza – dice – dover constatare che le scelte fatte da chi ritiene di aver messo in campo la squadra migliore per rappresentare il Partito nel territorio, offendano quella classe dirigente e quelle esperienze di lunga e leale militanza, capaci costruire nel tempo un consenso non solo di natura personale ma legato al servizio del PD come comunità e soggetto collettivo.
Il partito sta vivendo una situazione preoccupante che deve spingere chi ha creduto in questo progetto a rivendicare con maggiore determinazione l’ appartenenza ad un’ideale democratico autentico che si fonda sulle primarie e la partecipazione dal basso e non sulla fedeltà al capo”.
E Arcoleo conclude: “Le decisioni scellerate che sono state fatte rischiano di compromettere il risultato delle elezioni, non solo in Sicilia, ma in tutta Italia. Dal 5 marzo Il popolo democratico in maniera responsabile dovrà fare la sua parte per ricostruire il PD delle origini in controtendenza, ai pochi che ne hanno determinato un indebolimento dalle fondamenta. Gridando con forza No ad un partito di plastica a trazione berlusconiana”.