L’obbligo di green pass per i luoghi a rischio assembramento ottiene il semaforo verde dai governatori regionali, secondo quanto emerso dalla conferenza delle Regioni avvenuta ieri. E domani il Governo Draghi approverà il decreto anti-covid che impone anche in zona bianca di presentare la certificazione verde per spettacoli, viaggi e sport, per entrare in vigore il 26 luglio e scongiurando così il rischio dei cambi di fascia.
E non solo, perché sul tavolo dell’Esecutivo c’è anche la proroga dello stato di emergenza — che scade il 31 luglio — per almeno tre mesi, anche se, molto probabilmente, si pensa di prolungare fino alla fine del 2021.
Fino alla firma del nuovo decreto la mediazione è comunque in corso per cercare di mettere d’accordo tutti i punti di vista della coalizione di maggioranza, soprattutto per quanto riguarda l’esibizione del certificato in alcuni luoghi, tenendo conto delle resistenze già espresse dal leader della Lega Matteo Salvini , che ribadisce il suo via libera al green pass “nei posti affollati, – come le discoteche -, ma non per andare a mangiare la pizza” e delle perplessità del Movimento Cinque Stelle che il leader Giuseppe Conte avrebbe espresso al presidente Mario Draghi.
Si tratta dei ristoranti al chiuso, ma la linea prevalente è di prevedere un pass “leggero” quindi rilasciato a chi ha ricevuto soltanto una dose di vaccino, oppure il tampone negativo effettuato nelle 48 precedenti. L’obbligo della certificazione verde vale anche per i teatri e i cinema e bisognerà presentarla all’ingresso, ma non sarà indispensabile occupare i posti alternati e le sale potranno essere riempite. È il via libera atteso dal governo che oggi inserirà nell’elenco anche i treni a lunga percorrenza, gli aerei e le navi.
La ratio risiede nella necessità di stimolare la ripresa dell’economia e lasciare tutta l’Italia in zona bianca durante l’estate. La variante Delta continua a correre, i contagi aumentano ogni giorno, ieri ci sono stati 3.558 nuovi casi. Sale anche il numero di vaccinati, ma si va ancora a rilento. La strada intrapresa dal governo per tenere aperte le attività produttive anche con una risalita della curva epidemiologica è dunque consentire gli ingressi nei luoghi affollati soltanto a chi risulta essere vaccinato, oppure guarito, o che ha effettuato un tampone dall’esito negativo. Senza escludere che anche nei luoghi di lavoro si possa prevedere il trasferimento — o addirittura la sospensione — per chi rifiuta di vaccinarsi così come è già previsto per i sanitari.
Nel documento approvato dai presidenti di Regione si ritiene “indispensabile che l’utilizzo delle certificazioni verdi sia esteso, a prescindere dal contesto epidemiologico territoriale di riferimento, alle seguenti attività: grandi eventi sportivi e di spettacolo, discoteche, fiere e congressi”. serve a tenere aperte le attività, ma anche a consentire una capienza maggiore nei luoghi al chiuso.
Per quanto riguarda i nuovi parametri per la determinazione della zona gialla, la linea di Palazzo Chigi è quella di classificare le aree a rischio quelle zone in cui è alto il numero di ricoveri in area medica e in terapia intensiva e non soltanto — come avviene attualmente — l’incidenza dei nuovi positivi ogni settimana su centomila abitanti. E dunque si andrà in zona gialla se l’occupazione dei reparti ordinari supera il 10 % dei posti letto a disposizione e quella delle terapie intensive va oltre il 5%. E’ anche l’auspicio del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci quello di rivedere i criteri che fissano i colori delle Regioni tenendo conto non della percentuale dei positivi al Covid19, ma del tasso di ospedalizzazione.
Resta comunque il nodo delle soglie sull’ospedalizzazione: per le Regioni potrebbero essere portate al 15% per le terapie intensive e al 20% per i ricoveri nei reparti ordinari, uno sbarramento ipotizzato per restare in zona bianca.
Rispetto alla classificazione delle soglie per il passaggio da un colore all’altro, dalla Conferenza delle Regioni, emergono anche altre proposte: dalla riduzione del numero delle zone – da 4 a 3 – riguardo all’assegnazione dei profili di rischio alla flessibilità nella valutazione dei parametri nelle piccole Regioni, fino alla richiesta di considerare il numero dei vaccinati nelle Regioni. “Sia sulla revisione dei parametri per le zone che sull’uso del green pass sono in corso ulteriori interlocuzioni con il governo”, spiega il presidente dei governatori, Massimiliano Fedriga, annunciando a breve una posizione definita.
Secondo l’ultimo monitoraggio trasmesso all’Istituto superiore di sanità, con gli attuali parametri alcune Regioni tornerebbero in zona gialla già da venerdì. Sono le aree dove l’incidenza dei nuovi contagiati – il Lazio è tra questi – supera i 50 casi settimanali su 100mila abitanti. Ma con la revisione dei nuovi parametri che include il numero di ricoveri questo indicatore non sarà più fondamentale.
Invece, in tema di scuole la norma che regola l’eventuale obbligo di sottoporsi all’inoculazione vaccinale non sarà inserita nel prossimo decreto legge. La discussione interna al governo è ancora in corso, su questo argomento si attende il parere del Comitato tecnico scientifico. Intanto i governatori hanno chiesto al governo di “raccomandare la vaccinazione per il personale scolastico e universitario, sia docente che tecnico-amministrativo”, ma soprattutto di “prevedere che in caso di focolai a scuola possa seguire le lezioni in presenza soltanto chi ha il green pass”.