L’estate “soft”della politica siciliana ha detto più cose nei suoi silenzi, in alcuni casi assordanti, che nelle sue chiacchiere da ombrellone con tanto di spazio anche agli ombrelli da pioggia, ribadendo che l’avvio, sin dalla prima settimana di settembre, non promette molto di buono sia in termini di produttività parlamentare all’Ars, sia in termini di cambio di passo immediato per quanto riguarda i principali problemi e le emergenze della Sicilia in panne.
Cominciamo da ciò che appare più evidente. Il centrodestra nell’Isola deve fare i conti con la leadership emergente di Salvini e del suo partito in crescita che rischia di fagocitare i partiti più piccoli della coalizione.
Non è un caso che prima il capogruppo di #Diventerabellissima Alessandro Aricò e poi il senatore eletto con FdI Raffaele Stancanelli hanno marcato, negli ultimi giorni, lunghe e ampie precisazioni sul fatto che all’Ars non nascerà con gli uomini della destra storica e di quella laica e di movimento, il gruppo parlamentare del Carroccio che continua ugualmente a mulinare consensi e a cercare formule alternative di reclutamento.
Per Aricò niente fusione a freddo con la Lega con l’esigenza implicita di dover ricavare comunque un ambito comune al cui interno far maturare un percorso che, elettorale o politico che debba essere, non può assumere la formula riduttiva di una semplice annessione di forze parlamentari e presenze nelle province, seppur da parte di un partito emergente, quello di Matteo Salvini, che veleggia col vento in poppa: “Al momento il nostro gruppo di 6 componenti all’Ars va benissimo così. Non siamo interessati a campagne acquisti, lavoriamo bene e reggiamo credo con profitto la fisionomia che gli elettori ci hanno ritagliato addosso”.
Per quanto riguarda invece le leggi che il parlamento siciliano proverà a imbastire alla ripresa, molto dipenderà, in continuità con le premesse appena esposte, da come potrà cambiare, se cambierà a breve, la geografia parlamentare dei gruppi di maggioranza.
Non è un caso che alcuni disegni di legge siano sottoposti a una “marcatura” più rigida nel caso della legge sull’abolizione del voto di genere, proposta dal capogruppo di Fi Giuseppe Milazzo e che, dopo aver spaccato in due la commissione Affari istituzionali, attende, alla ripresa, di conoscere il suo destino.