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Lo sbarco degli americani in Sicilia

lunedì 13 Luglio 2020

La decisione di sbarcare in Sicilia gli alleati la presero a Casablanca nel corso della conferenza iniziata il 14 gennaio 1943. Non fu una decisione facile ma, sicuramente, ebbe enormi conseguenze sullo sviluppo successivo degli eventi bellici. Gli americani, ma i sovietici che volevano scaricare la pressione tedesca e che quindi auspicavano l’apertura di un nuovo fronte, non erano molto convinti dell’opportunità dello sbarco, avrebbero preferito continuare la preparazione per quello già programmato in Normandia, ciò che sarebbe avvenuto non prima dell’estate del ’44.

Gli inglesi, e Winston Churchill, erano al contrario convinti che fosse opportuno procedere immediatamente ad uno sbarco nell’area del Mediterraneo e, in particolare, sul territorio italiano, per consentire da un lato di allentare la pressione dei Paesi dell’Asse sul continente ma, anche, per incrinare ancor di più la già fragile fiducia degli italiani sulla vittoria finale promessa dal fascismo.

Il premier inglese riuscì alla fine a convincere Roosevelt ed a superare le resistenze del generale Eisenhower che, presa la decisione di intervenire in Italia, avrebbe preferito puntare sulla Sardegna perché immaginava in questo modo che da lì potesse fare il salto a Roma e tagliare in due l’Italia. Vinsero alla fine, gli inglesi e, in particolare Winston Churchill, che dimostrarono il valore più che strategico politico della operazione, certi che la occupazione della Sicilia avrebbe avuto, come in effetti ebbe, ripercussioni drammatiche per la stabilità del regime fascista.

Il 9 maggio del 1943, una domenica come tante altre, il fischio lamentoso delle sirene lacerò l’aria di una Palermo; arrivarono le fortezze volanti alleate e scaricarono sulla città il loro terribile carico di morte. Era chiaramente un’azione intimidatoria che tendeva ad ulteriormente abbassare il morale già basso dei siciliani. Larghe ferite si aprirono nel centro storico di Palermo, ferite che, nonostante il tempo trascorso, stentano a rimarginarsi.

Il bombardamento ebbe un effetto notevole sulla popolazione, la gente comune comprese che nonostante i roboanti comunicati ufficiali, il Paese si avviava decisamente verso la sconfitta. Il 13 maggio, infatti, le ultime truppe italo-tedesche impegnate sul fronte africano erano state costrette alla resa e l’11 giugno successivo le isole di Pantelleria e di Lampedusa furono occupate dalle truppe alleate. A questo punto, fu chiaro che la successiva tappa di questa irresistibile avanzata non avrebbe potuto essere che la stessa Sicilia.

E Mussolini, che certamente aveva ricevuto informazioni riservate sulle intenzioni degli alleati e pressioni da parte del re e di ambienti moderati, per “sganciare le sorti dell’Italia da quelle della Germania”, il 24 giugno rilanciò in modo proditoriamente in sede di direttorio del P.N.F., con le solite roboanti dichiarazioni affermando “bisogna che non appena questa gente tenterà di sbarcare, sia congelata su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga”.

Parole forti che, tuttavia, non suscitarono più alcuna emozione; la gente, soprattutto la gente di Sicilia, aveva ormai la consapevolezza dell’ inarrestabile crisi del sistema politico e dell’assoluta insufficienza delle forze armate italo-tedesche a fronte della forza militare su cui potevano contare le armate nemiche. Di questa enorme forza d’urto i siciliani ebbero conferma all’alba del 9 luglio 1943, quando le truppe, al comando del generale Patton, sbarcarono in forza tra Gela e Licata, travolgendo le iniziali deboli resistenze italo-tedesche, mentre l’VIII armata britannica, al comando del generale Montgomery puntava sul litorale fra Capo Passero e Siracusa incontrando, invece, in queste zone maggiori resistenze.

Basta fare mente locale alla sproporzione di truppe e mezzi fra i due avversari, per rendersi conto come la tesi di una Sicilia occupata grazie all’apporto decisivo della mafia con la regia di Lucky Luciano, sia stata solo una favola senza fondamento che dovrebbe coprire di ridicolo chi la sostiene, tirata fuori soprattutto da filofascisti per giustificare la tesi di un fantomatico tradimento da parte di forze oscure. Le operazioni militari, che registrarono aspri combattimenti come quelli della cosiddetta Battaglia della piana di Catania, si protrassero per oltre un mese e si conclusero con l’occupazione dell’isola e il traghettamento degli armamenti e delle forze superstiti dell’armata italo-tedesca, in Calabria.

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