Carissimi
Siamo arrivati al momento opportuno di poter fare le domande giuste che in qualunque altro momento sarebbero state solamente oggetto di discorsi da caffè.
Volete fare dieci linee di tram? Fatene venti se servono, chiudete strade se ciò appartengono ad una logica, stringetele con piste ciclabili se mi dite prima che cosa devo farne della mia macchina, quella che mi avete spinto a comprare per scongiurare che la famiglia Agnelli abbandonasse la produzione in Italia, quella utilitaria che ha sostituito la mia panda rossa con il tettuccio apribile che mi avete costretto a rottamare per spirito ambientalista e patriotico perché inquinava e campando assai avrebbe fatto chiudere le fabbriche di automobili. Esatto ……. ora che ho la macchina che non inquina, dove la parcheggio e quanto mi deve costare?
Ditemi che parallelamente nel frattempo avrete fatto altrettante linee di metropolitana, ditemi che comprerete gli autobus elettrici, ditemi che eliminerete le doppie file dalle strade, ditemi che oltre gli ampi parcheggi sotterranei farete una nuova circonvallazione e raddoppierete (non so come) la Palermo – Punta Raisi. Ditemi che penserete a fare nel breve tempo e contemporaneamente tutte le infrastrutture necessaria per la mobilità, per restituire le due ore in media che ognuno deve passare in mezzo al traffico ostaggio della approssimazione e della disorganizzazione che spesso sposa l’incompetenza.
Non vedo assemblee cittadine sulla qualità dell’aria che respiriamo sulla trafficata via Crispi e su come questa si produca, vedo soltanto gente indignata sui social davanti a foto di cumuli di immondizia, ma nessuno che si chiede, aldilà della vastasaggine di chi continua ad alimentarli, il perché i cumuli si siano creati, alla stessa stregua di chi piange o si disgusta davanti a cumuli di bare di poveracci insepolti e oggi vada in giro a cercare chi è il responsabile, cioè l’ultimo al quale sia stato affidato il cerino in mano e non si chieda perché e soprattutto quando tutto ciò sia nato.
Quanti di voi hanno mai sentito parlare di programmazione, di urbanistica, di politica ambientale (familiarizziamo di più con le intercettazioni ambientali che raccolgono le prove delle nefandezze a danno fatto). Se fossi in voi mi chiederei prima chi determina tutto ciò? Chi mi ha incolonnato al sottopasso di via Crispi?
È ovvio, chi ha fatto delle scelte per me (condivisibili o meno), chi ho delegato a farle nell’unico momento in cui mi hanno chiesto di scegliere dal “menù”.
Abbiamo memoria corta e vero, ma abbiamo anche un concetto del tempo alquanto errato, perché questo passa senza chiederci quanto ne sia stato dato a nostro uso.
Sento dire: “abbasseremo tra 50 anni di un grado la temperatura terrestre”. Bello, ma scusatemi, se e quando questo accadrà già sia chi lo ha deciso, e a maggior ragione noi, non ci saremo per valutarlo, mentre purtroppo già oggi di contro sono consapevole che l’aria nelle grandi città cinesi è irrespirabile senza che nessuno voglia mettere freno a questa combustione irragionevole dispersa nell’aria.
Oggi mi farei domande del tipo: “quanto tempo ci vorrà per portare a compimento le grandi infrastrutture che sono quelle che creano i servizi collettivi e migliorano la nostra qualità di vita?”
Quanti lo sanno? Ma anche se aveste letto un programma dei lavori a corredo di un progetto dubito ne potreste sapere di più.
Allora è adesso che si deve parlare ancor prima di trovare il “pasto precotto” nel seggio elettorale, adesso che voglio sentire qualcosa sul “sistema città” e di conseguenza sulle logiche e i tempi di un progetto chiaramente comprensibile che renda identificabile il nostro futuro.
Ora voglio sentire quali scelte si intenderanno fare sulla viabilità, sulle discariche o sugli inceneritori, sui servizi e le manutenzioni, sulla funzionalità e il funzionamento della macchina burocratica, sulla salute collettiva e sul sostegno agli ultimi.
Ecco perché sorrido nel leggere che rappresentanti di agglomerati di consensi (non li chiamo più partiti, poiché questi nascevano a fronte di ideologie condivise e non interessi numerici o di denaro) si riuniscono per decidere a chi spetta esprimere il nome del sindaco, colui che con questa legge attuale determinerà le nostre vite per cinque e nella stragrande maggioranza dei casi, dieci anni.
Amici, a campagne elettorali finite, ad urne chiuse, ad esternazioni sull’incremento dell’astensionismo fatte, a madide feste in comitati elettorali consumatesi, a quel punto, spazzati dalle strade tutti i santini elettorali, rimossi i faccioni dalle pareti, non resterà che rifugiarsi nel solito grido di “schifiu”.
Tutto a quel punto continuerà, attraverso una “novità” (che poi certamente novità non sarà) affinché tutto rimanga come prima, poiché a costoro, se sono sempre di meno coloro che votano, se le cose rimangono come sono, non gliene può fregà de meno, poiché i loro figli li mandano a studiare all’estero.
Un abbraccio, Epruno.