Potrebbe rivelarsi un’estate densa di cambiamenti sul fronte della sanità, ma se non affrontate in maniera strutturale le criticità stagnanti in Sicilia rischiano di moltiplicarsi in vista della stagione estiva. Di i questi aspetti abbiamo parlato con il segretario confederale della Cgil Sicilia Francesco Lucchesi, evidenziando lo stato di “codice rosso” in cui versano i pronto soccorso e i tempi lunghi e interminabili delle liste d’attesa, che rischiano di gonfiare ancora di più il numero di siciliani, che alzando bandiera bianca, rinunciano alle cure.
Proprio per abbattere i tempi della sanità, a Roma è stato approvato il decreto che tra i sette articoli presentati in Cdm prevede: la creazione di una piattaforma nazionale supportata dall’uso dell’intelligenza artificiale, l’istituzione dell’Ispettorato generale, un Cup unico regionale o infraregionale, il potenziamento dell’offerta assistenziale, l’incremento della spesa per il personale e l’acquisto di prestazione dal privato convenzionato. Tutti elementi questi che ieri hanno trovato anche il plauso del presidente Renato Schifani (CLICCA QUI). Dunque, si tratta di segnali incoraggianti, nonostante la misura sia stata criticata perché ritenuta fin troppo “low cost“, ma non è ancora abbastanza, soprattutto a livello regionale. In Sicilia la speranza è riposta nella promessa di una riorganizzazione del sistema sanitario siciliano, che però ancora non è stata discussa.
Alla vigilia della stagione estiva qual è la condizione di alcuni dei servizi essenziali: il livello di reattività pronto soccorso sarà messo a dura prova dagli afflussi supplementari in città, come si può intervenire?
“La stagione estiva porterà inevitabilmente, e contemporaneamente fortunatamente, a enormi presenze di turisti che potrebbero aggiungersi al normale afflusso di persone che normalmente si recano al pronto soccorso. Tali aumenti non potranno che mettere ulteriormente in affanno i pochi medici e infermieri che operano nei pronto soccorso. In questi mesi, non abbiamo visto alcun miglioramento, soprattutto in merito a un amento del personale e non ci aspettiamo nulla di buono per i mesi a venire. Anche la decisione di sospendere ogni procedura di selezione di altro personale fino al voto per le elezioni europee, perdendo ulteriore tempo rispetto al processo di implementazione del personale ospedaliero, è una scelta alquanto discutibile. Sicuramente l’unico strumento da mettere in campo è il superamento dei tetti di spesa per l’assunzione di nuovo personale al fine di colmare le carenze in essere“.
All’ospedale Cervello di Palermo alcune notti fa c’era un medico per oltre settanta pazienti, è un’eccezione o la regola?
“Purtroppo quanto verificatosi pochi giorni fa è la norma. In Sicilia abbiamo pronto soccorso chiusi in importanti realtà cittadine, soprattutto nelle aree interne della nostra regione. Abbiamo pronto soccorso che funzionano solo dodici ore al giorno. La quasi totalità dei pronto soccorso siciliani sono sotto organico per cui se si arriva in una qualsiasi struttura con un codice verde o giallo, nella migliore delle ipotesi si attendono cinque o sei ore prima di essere visitati, tutto ciò a causa della cronica assenza di medici e infermieri“.
Servono misure tampone o una soluzione strutturale?
“Servono necessariamente misure strutturali che risolvano definitivamente i disastri del sistema sanitario regionale. E’ da mesi che sentiamo parlare di riorganizzazione del sistema sanitario siciliano. Ci era stato garantito che nei primi giorni di marzo, subito dopo la nomina dei dirigenti generali delle varie Asp, sarebbe partito un confronto con le organizzazioni sindacali per fare il punto della situazione. Ancora attendiamo l’incontro e nel frattempo circa ottocentomila siciliani rinunciano alle cure in quanto impossibilitati a curarsi dato che il servizio pubblico non da risposte e il privato ha costi insostenibili per tanti e tante siciliane. La salute pubblica è un bene costituzionalmente garantito, ma in Sicilia questo diritto non è garantito“.
Le liste d’attesa delle prestazioni si vanno lentamente muovendo, quali risultati bisogna centrare per raggiungere una media soddisfacente?
“Le liste di attesa piano piano si muovono ma non con tempi civili. Quanto fino a ora fatto ha semplicemente messo in luce come tanti siciliani hanno rinunciato alle cure o si sono, per chi poteva permetterselo, rivolti al privato. Quindi la pulizia fino a oggi fatta ha in buona sostanza fatto emergere questi due elementi. Per l’abbattimento delle liste di attesa c’è ancora tanto da fare e le azioni messe in campo fino ad oggi dalle varie Asp rappresentano solo delle soluzioni tampone, dato che ancora oggi per determinate visite mediche si attende fino ad un anno. Bisogna necessariamente implementare il personale e incentivarlo a lavorare nei settori o nelle zone in cui sono presenti le criticità più gravi”.