Alla fine, il rimpasto a lungo annunciato al Comune di Palermo e troppo facilmente rinviato arriverà. E non solo perché ad alzare la voce siano stati i “big” di peso di Fi e Udc e neanche perché la lunga marcia di avvicinamento alle Europee ha tempi e scadenza che non si possono sovrapporre più di tanto.
La vera risposta che i partiti puntano a dare al sindaco di Palermo Roberto Lagalla che sino a questo momento non aveva mostrato di aver perso molte ore di sonno sull’argomento, riguarda più il fatto che l’Orlandismo di Sala delle Lapidi poco e mal si concilia alla natura della coalizione di centrodestra, che per ulteriore scherzo del destino, negli ultimi due anni ha anche cambiato azionista di riferimento, con tanto di leadership di Giorgia Meloni e vive oggi i traumi del post berlusconismo, alleviati dalla conquista, di per sé molto contingente, di Palazzo d’Orleans da parte degli azzurri.
È pur vero che il sindaco di Palermo con il suo “flirt” più che prolungato con il gruppo consiliare a trazione pseudo-renziana non ha aiutato di molto le cose, ma far passare per schegge impazzite il passaggio di Salvo Alotta a Fi e quello di Natale Puma, fedelissimo di Andrea Mineo da Forza Italia al misto, in attesa di accasarsi, possibilmente con FdI, come fatti isolati è un errore che anche il pacifico ex Rettore non vuole commettere.
È quindi tempo di agire per le diplomazie dei principali partiti di riferimento. Nella settimana del congresso regionale si è scomodato a sollecitare prese d’atto e cambi di marcia anche la Dc di Totò Cuffaro, facendo comunque sempre molta attenzione a non mescolare il livello già alto di tensione della politica regionale che ormai non può viaggiare più sotto traccia con le ulteriori fibrillazioni del Comune di Palermo.
Lagalla dal canto suo sa di dover far quadrare i conti della coalizione; avrebbe voluto stare ancora un po’ alla finestra a godersi il conflitto tar Schifani e Meloniani e tra i centristi che litigano, non sempre a bassa voce, per l’annessione, anche minima, di porzioni di consenso qua e là lungo l’Isola. Ma il tempo è scaduto. Il riassetto di Fi in chiave lista unica “madre di tutte le battaglie” richiede spazi in più e facce nuove. Il Lagalla-bis, insomma, non può aspettare più di tanto.
Alcuni giorni fa, intervenendo a ilSicilia.it (QUI) la vicensindaco di Palermo Carolina Varchi aveva mostrato un contagioso ottimismo per il consuntivo da approvare in tempi rapidi: dopo il voto di giunta adesso toccherà al consiglio e tanto vale far chiarezza per non arrivare troppo esposti al contropiede dei franchi tiratori.