Nessuno si salva da solo. Il contesto: lo scorso venerdì mattina, alla sala stampa dell’Ars, Salvo Pogliese ha appena presentato un progetto, finanziato da lui, per alcuni stagisti a Bruxelles. Accanto a lui tutto il gruppo parlamentare all’Ars, Figuccia, Savona, Milazzo. Non mancano anche esponenti dai territori. Un’imbarcata di salute, una rimpatriata come quando il centro destra era una cosa che faceva rumore e si vedeva. A conferenza stampa finita arriva Francesco Greco, candidato “in pectore” a sindaco di Palermo per Forza Italia. Il presidente dell’Ordine degli avvocati, saluta, sorride e stringe mani. Fa insomma il suo ‘mestiere’ di candidato.
Nella sala dove il brusìo dei saluti e delle mani che si stringono, dei baci post-cuffarizzati, sale leggero, si sente :«Ma Gianfranco dov’è?». Pogliese ironizza:«Non può stare fermo più di dieci minuti». Certo sarebbe ingeneroso pensare che Miccichè abbia lasciato la sala all’arrivo di Greco. Anzi, certamente ci saranno state altre ragioni. Contingenti e improvvise. Magari si sono scambiati. Quel che è certo è che non si sono aspettati. Il particolare però viene notato, e forse merita di essere raccontato.
Miccichè del resto, nel corso della conferenza stampa era in gran forma: «Parliamo delle borse di studio della Sicilia, della Sardegna mi interessa meno» e poi ancora: « La ricerca dei giovani bravi che viene dal mondo dell’università è fondamentale e importante. Voglio dire una volta e per tutte una cosa. Veniamo spesso fermati da padri di famiglia e da gente che ci chiede consigli per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Oggi si afferma la tendenza per cui i curricula che non prevedono il 110 e lode non vengono neanche presi in considerazione».
Questo per dire che non si sarebbe sottratto a braccetto con Greco davanti ai giornalisti. Se solo ne fosse stato convinto. In altre parole, la candidatura dell’avvocato forzista, a cui tutti, anche Miccichè, riconoscono obiettivamente spessore, professionalità e una buona immagine, non sfonda nel mondo del centro destra. Questo, probabilmente, a prescindere dall’ipotesi di adesione centrista e cuffariana al progetto di Ferrandelli. Miccichè lo sa. Prende tempo in maniera nervosa. È abituato a dare le carte, non ad aspettarle. Ma alla natura non si può chiedere di cambiare forma.
Intanto il tempo scorre. Greco aspetta. Ferrandelli pure. Forse.