“Nel dicembre 1993, mentre ero latitante, incontrai Berlusconi a Milano. Berlusconi sapeva come mi chiamavo. E sapeva che ero latitante da dieci anni. Alla riunione ha partecipato anche mio cugino Salvo e con Berlusconi c’erano persone che non conoscevo. Dovevamo discutere dell’ingresso di alcuni soci nelle società immobiliari di Berlusconi”. A rivelarlo, deponendo oggi in videoconferenza al processo sulla ‘ndrangheta stragista a Reggio Calabria, è il boss mafioso Giuseppe Graviano.
Per la prima volta il capomafia di Brancaccio decide di parlare, dopo 26 anni di «carcere duro».
“Verso la fine del 1993 – spiega rispondendo alle domande del pm Giuseppe Lombardo – si tenne una riunione a Milano 3, per regolarizzare questa situazione. Siccome Berlusconi aveva detto di sì mio cugino ha detto di andare a incontrarlo. ‘Vediamo che intenzioni ha’, disse, ed così è stato fissato l’appuntamento a Milano 3. Fino a quel momento questi soggetti che dovevano entrare in affari con Berlusconi non apparivano”.
“In quell’occasione fu programmato un nuovo incontro, per febbraio, ma io il 27 gennaio 1994 venni arrestato a Milano. Un arresto anomalo…“, dice ancora Graviano.
“Io ho condotto la mia latitanza nel milanese tra shopping in via Montenapoleone e teatri, insomma facevo la bella vita“, dice Graviano. Il boss è stato latitante dagli anni Ottanta al 27 gennaio 1994 quando fu arrestato.
“NEGLI ANNI ’80 PRONTO AGGUATO PER RIINA”
Negli anni Ottanta alcuni boss mafiosi avrebbero preparato un attentato al capo dei capi Totò Riina. A rivelarlo, deponendo al processo sulla ‘ndrangheta stragista in corso a Reggio Calabria, è sempre il boss Giuseppe Graviano.
“La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’omicidio Costa (il giudice Gaetano Costa ndr). Quindi, il signor Riina ha deciso di mettere delle regole, insomma un po’ di democrazia, perché non potevano prendere le decisioni solo Salvatore Bontade e Gaetano Badalamenti”.
E ricorda la costituzione della Commissione di Cosa nostra. “Michele Greco era un uomo di pace, non per niente lo hanno fatto diventare ‘Papa‘ e ha messo delle regole che si dovevano togliere delle vergogne”. E ricorda un incontro avvenuto “nel febbraio 1981”. quando era pronto un “agguato a Riina”. E in quell’occasione chiesero l’intervento di Michele Greco, boss di Ciaculli. “Che disse ‘io sono per la pace, posso intervenire per la pace, io non posso continuare se avete queste intenzioni. A me non dovete più parlare di nessuna intenzione”.
“BERLUSCONI FU UN TRADITORE”
“Berlusconi fu un traditore – ha aggiunto Graviano – perché quando si parlò della riforma del Codice penale e si parlava di abolizione dell’ergastolo mi hanno detto che lui chiese di non inserire gli imputati coinvolti nelle stragi mafiose”.
Il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo gli ha letto l’intercettazione del 19 gennaio 2016 quando, conversando con il boss Umberto Adinolfi, disse: “Berlusconi prese le distanze e fece il traditore”. E oggi conferma quella frase e spiega i motivi di quel ‘tradimento’. “Un avvocato di Forza Italia mi disse che stavano cambiando il Codice penale – dice ancora Graviano – e che doveva darmi brutte notizie. Perché in Parlamento avevano avuto indicazioni da Berlusconi di non inserire quelli coinvolti nelle stragi. Lì ho avuto la conferma che era finito tutto. Mio cugino Salvo era morto nel frattempo per un tumore al cervello. E nella riforma del Codice penale non saremmo stati inseriti tra i destinatari dell’abolizione dell’ergastolo”. E aggiunge: “Questo mi portò a dire che Berlusconi era un traditore“.
“Dottore, io sto dicendo solo qualcosa, ma posso dire ancora tante altre cose … Io non voglio né soldi né altro…”. E riferendosi alle intercettazioni in carcere con il boss Umberto Adinolfi, dice: “Ho solo dato confidenza a un carissimo amico. Ma se sentissi tutte le intercettazioni potrei dire tanto altro”.
LA DIFESA DEL CAV
“Le dichiarazioni rese quest’oggi da Giuseppe Graviano sono totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà nonché palesemente diffamatorie”. Lo afferma in una nota il legale di Silvio Berlusconi, l’Avv. Niccolò Ghedini.
“Si osservi che Graviano nega ogni sua responsabilità pur a fronte di molteplici sentenze passate in giudicato che lo hanno condannato a plurimi ergastoli per gravissimi delitti. Dopo 26 anni ininterrotti di carcerazione – prosegue Ghedini – improvvisamente il signor Graviano rende dichiarazioni chiaramente finalizzate ad ottenere benefici processuali o carcerari inventando incontri, cifre ed episodi inverosimili ed inveritieri. Si comprende, fra l’altro, perfettamente l’astio profondo nei confronti del Presidente Berlusconi per tutte le leggi promulgate dai suoi governi proprio contro la mafia. Ovviamente saranno esperite tutte le azioni del caso avanti l’autorità giudiziaria”.
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