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Mafia, il giudice ritarda le motivazioni. Rischio scarcerazione per 14 condannati

giovedì 9 Febbraio 2017

Il ministero della Giustizia ha disposto tramite l’Ispettorato accertamenti preliminari sulla vicenda relativa a 14 condannati che quasi certamente potranno tornare in libertà, dopo un ritardo del verdetto da parte del gup Sergio Ziino. Tredici mesi per depositare una sentenza. E 14 condannati potranno tornare in libertà. Così scrive oggi Riccardo Arena sul GdS e La Stampa. Il caso è scoppiato a Palermo dopo che il tribunale del Riesame ha bocciato il congelamento dei termini di custodia cautelare disposto dal gup per 14 mafiosi palermitani, tra cui un ergastolano.

“I giudici della corte d’appello che dovranno trattare il caso valuteranno i provvedimenti da prendere in base alla legge”. Così Matteo Frasca, presidente facente funzioni della corte d’appello di Palermo, interviene sul caso scoppiato dopo che il tribunale del Riesame ha bocciato il congelamento dei termini di custodia cautelare per 14 palermitani, coinvolti nell’operazione antimafia “Reset” nel 2014.

Il gup Sergio Ziino aveva depositato la sentenza di primo grado in grosso ritardo, ritardo addirittura di tredici mesi, ed era stato costretto a sospendere la decorrenza della custodia cautelare per evitare la scarcerazione. Ma, come scrivono oggi i due giornali, il provvedimento di sospensione di un termine scaduto è stato ritenuto abnorme dal Riesame: la motivazione doveva essere depositata entro il 19 febbraio 2016, ma Ziino un anno fa non era pronto.

Difficilmente, anche se la Procura annuncia che ricorrerà in Cassazione contro la decisione dei colleghi del tribunale della Libertà, la liberazione dei mafiosi dei clan di Bagheria, Ficarazzi e Altavilla potrà essere evitata. La prima udienza di appello, durante la quale il termine di custodia potrebbe essere sospeso legittimamente, non potrà tenersi prima di marzo. Tra l’avviso di fissazione del processo e la trattazione infatti gli avvocati devono avere 20 giorni e gli avvisi sono stati fatti notificati dal 5 febbraio. Ma 14 dei 25 imputati dovrebbero lasciare la cella tra pochi giorni.

Fra coloro che non usciranno subito – si legge nei due quotidiani – ci sono Michele Modica ed Emanuele Cecala, condannati rispettivamente all’ergastolo e a 30 anni per un delitto del 2005. Mentre verranno liberati, fra gli altri, il presunto capomafia di Villabate, Francesco Terranova, che aveva avuto 6 anni e 8 mesi, Francesco Speciale (8 anni e 9 mesi), Giovan Battista Rizzo (8 anni), Giovanni Di Salvo (7 anni e 2 mesi), Francesco Pretesti e Giovanni La Rosa (6 anni e 10 mesi a testa), Giovanni Salvatore Romano (6 anni e 4 mesi), Francesco Raspanti (6 anni), Carlo Guttadauro (5 anni e 4 mesi), fratello del boss Filippo Guttadauro, cognato del superlatitante Matteo Messina Denaro.

Il processo nasce dall’operazione antimafia denominata “Reset” che a giugno del 2014 scorso portò in carcere 31 persone tra boss e gregari della mafia palermitana. Il procedimento in abbreviato si concluse con pesanti condanne per 25 imputati. La sentenza fu emessa dal gup a notte fonda, il 20 novembre 2015: un’ora dopo sarebbero scaduti i termini di custodia cautelare. Una corsa contro il tempo che stavolta forse non potrà essere replicata.

“Mi pare giusto che si facciano tutti gli accertamenti necessari. Se il ministero me lo chiederà io darò tutte le spiegazioni sulle questioni che dipendono da me. Comunque parlare di scarcerazioni è prematuro. I termini non sono ancora scaduti”. Così il presidente del tribunale di Palermo ha commentato la decisione del Guardasigilli di avviare accertamenti sulla vicenda che potrebbe portare alla scarcerazione di 14 mafiosi per un ritardo nel deposito della sentenza di primo grado. “Gli atti del processo sono stati mandati alla corte d’appello – ha aggiunto Di Vitale – Saranno i giudici di secondo grado ora a valutare la questione”.

Nonostante i termini di carcerazione non siano ancora scaduti (è questione di giorni), è assai difficile, però, che la corte possa fissare in tempo utile l’udienza che potrebbe congelarne il decorso. Il presidente del tribunale aveva autorizzato una proroga al gup, già in considerevole ritardo, per il deposito delle motivazioni della sentenza. Contro la proroga e il congelamento del termine hanno fatto ricorso i legali di 14 imputati, boss dei clan palermitani condannati. E il tribunale del Riesame ha dato loro ragione. Secondo quanto si apprende la Procura non avrebbe intenzione di fare ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame.

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