“Per non dimenticare mai! In ricordo delle stragi di Capaci e via D’Amelio”, è il tema del convegno che si è tenuto, presso la sala Lanza dell’Orto Botanico, a Palermo, con la partecipazione dell’ex pm antimafia Antonio Ingroia, già procuratore aggiunto presso il Tribunale del capoluogo siciliano.
All’incontro hanno assistito gli studenti del Liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Bisceglie e una delegazione di studenti del Politecnico di Palermo. Due giorni fa cadeva il 25esimo anniversario dell’attentato in cui vennero uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta e la partecipazione della città alle celebrazioni è stata anche più convinta che in passato.
“E’ chiaro che è una scadenza importante, che colpisce di più – ha detto Ingroia –. Venticinque anni sono un quarto di secolo. Ogni 23 maggio tanti palermitani sentono la necessita’ di far sentire la loro vicinanza e la loro memoria a Giovanni Falcone, uomo simbolo della storia della nostra terra. Il problema inizia dal giorno dopo, dal 24 maggio in poi, e cioè in che misura il momento della testimonianza, delle emozioni, del ricordo si trasforma in pratica, fatti, azione quotidiana. Molti palermitani lo fanno ma non tutti i siciliani lo fanno. Le istituzioni spesso sono avvertite come distanti”.
“Questa non deve essere l’ennesima occasione perduta – ha sottolineato Ingroia – ma deve essere un’occasione per fare memoria in modo concreto nel nostro quotidiano”. Fiammetta e Rita Borsellino, figlia e sorella di Paolo, hanno chiesto che sulle stragi si faccia verità “per intero e non a brandelli” e che siano individuate “le menti raffinatissime” che hanno depistato, e il presidente del Senato Grasso ha affermato che “occorre qualche collaboratore o interno alla mafia o di Stato”.
“Le famiglie delle vittime, a cominciare dalle famiglie di Falcone, Morvillo e Borsellino – ha commentato il leader di Azione Civile – sentono in modo più bruciante l’assenza di verità. Una verità che manca perché non c’è stato troppo impegno da parte della collettività nel suo complesso e anche delle istituzioni. Basta pensare all’ostilità nei confronti di certe indagini che hanno cercato di scoprire le complicità istituzionali delle stragi, gli ostacoli alle indagini sulla trattativa e nel contempo i tanti depistaggi. Per anni è stata veicolata, ad esempio sulla strage di via d’Amelio, una verità non vera, come consacrato da sentenze e soltanto il pentito Gaspare Spatuzza svelò che la verità era un’altra e che però non è venuta fuori ancora del tutto. Spatuzza e altri hanno parlato di presenze di uomini non della mafia che contribuirono anche all’organizzazione materiale della strage di via d’Amelio, cosi’ come ci sono tracce nello stesso senso per la strage di Capaci. Su questo occorrerebbe un maggiore impegno e sostegno”, ha concluso Ingroia.