Sono stati eseguiti sette ordini di arresto per mafia nel mandamento di Resuttana a Palermo. La polizia di Stato ha eseguito l’ordinanza cautelare in prosecuzione di quello dello scorso luglio aveva portato all’arresto di 18 persone.
Sergio Giannusa, Carlo Giannusa, Antonino Fontana, Gaetano Maniscalco, Mario Napoli, Giovanni Quartararo e Giuseppe D’Amore. Era emerso il ruolo di presunto capomafia di Salvatore Genova, affiancato dal braccio destro Sergio Giannusa. Oggi il nuovo blitz coordinato dalla Dda di Palermo, diretta da Maurizio de Lucia. I reati contestati sono associazione mafiosa, estorsione e rapina. Nel prosieguo delle indagini sono venuti fuori altri episodi estorsivi. Della famiglia mafiosa avrebbe fatto parte anche il proprietario di un esercizio commerciale della zona. I poliziotti hanno anche ricostruito un episodio di violenza: un imprenditore è stato picchiato per rubargli la macchina. Era un “pegno“, poiché ritenuto “colpevole” di aver maturato un debito nei confronti di uno degli indagati.
Nel corso dell’operazione è stata rinvenuta una mitraglietta modello Scorpion con matricola abrasa e munizioni in casa di uno degli arrestati, il titolare di un bar in via Resurrezione a Palermo, Giuseppe D’Amore. Sono in corso indagini per accertare se l’arma trovata in casa di D’Amore facesse parte dell’arsenale della cosca.
Secondo le indagini D’Amore avrebbe più volte incontrato uomini d’onore della famiglia di Resuttana mettendosi a disposizione del capo mandamento Salvatore Genova e del reggente della omonima famiglia mafiosa Sergio Giannusa. D’Amore sarebbe stato un tassello fondamentale della rete di comunicazione riservata, dicono gli inquirenti. A uno degli incontri organizzati grazie al suo aiuto avrebbe partecipato l’anziano boss Michele Micalizzi, 73 anni, arrestato lo scorso luglio