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In occasione del 25mo anniversario dell’uccisione di Giuseppe Di Matteo, il sindaco Leoluca Orlando si è recato al campo ostacoli della Favorita, intitolato al bambino ucciso dalla mafia per ricordare quel tragico atto criminale.
Il figlio del collaboratore di giustizia ed ex militante di Cosa Nostra Santino Di Matteo, venne sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996, otto giorni prima di compiere il suo quindicesimo anno.
“Il volto sorridente di un bambino che sul suo cavallo che salta un ostacolo e il volto tragico, criminale di un contesto, anche familiare, di mafia e di violenza. L’intitolazione di questo splendido campo al ricordo del piccolo Di Matteo – ha dichiarato il sindaco – è stata l’occasione per confermare la prevalenza di una cultura di vita rispetto ad una cultura di morte, per dire no ad un sistema di potere criminale mafioso che aveva il volto dello Stato e delle istituzioni e che mortificava i valori fondamentali della vita: l’amore, la famiglia, i bambini, la pace, la convivenza civile. Tutto questo in un indimenticabile giorno nel quale abbiamo intitolato questo spazio insieme con Rita Borsellino e Antonino Caponnetto. E distanti da noi, appartati, con una profonda tristezza il nonno e la nonna del piccolo Di Matteo, a testimonianza di una società, di una famiglia, di un contesto che aveva operato secondo metodi mafiosi, che stava raccogliendo le conseguenze di una violenza imposta agli altri e adesso drammaticamente subita”.
Nicola Morra
“Spesso si sente dire che la mafia sia nata sulla base di codici d’onore, a difesa di valori antichi, per imporre quei valori di giustizia che lo Stato non assicura. Tanti, ancora oggi, si rivolgono ad uomini d’onore per ottenere giustizia, lavoro, riconoscimento di diritti negati, perché la mafia è stata capace di costruire intorno a sé un ampio consenso sociale, diffondendo falsi miti, come quello che essa sia nata a difesa della ‘famiglia’, avendo un sacro rispetto di donne e bambini. Che lo si vada a dire ai familiari di Giuseppe Di Matteo, soffocato e poi sciolto nell’acido affinché non rimanesse traccia del suo cadavere 25 anni fa, dopo esser stato rapito 779 giorni prima, quando aveva neanche 13 anni, per dissuadere il padre dal collaborare con gli inquirenti fornendo informazioni decisive per contrastare Cosa Nostra”. Lo ha detto il presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, ricordando l’omicidio del piccolo Giuseppe di Matteo.