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Mai dire Presidenta. Donne siciliane al potere ma Palazzo d’Orleans è tabù

mercoledì 1 Febbraio 2017

Mamma, sorella, amante, moglie, amica. Ed ancora, sindaca, deputata, assessora, ministra. Ma mai Presidenta. Il destino delle donne siciliane sembra non lasciar spazio a un tocco nuovo in politica. A correre per la Presidenza della Regione siciliana ci hanno già provato senza successo Rita Borsellino e Anna Finocchiaro. Candidature forti e autorevoli ma non sufficienti a scalfire lo zoccolo duro di un elettorato in quegli anni saldamente ancorato al potere vincolante dei partiti. Ma nell’anno domini 2017 – così come dimostrato da quel che accade per la scelta dei candidati a sindaco di Palermo – i partiti sono un orpello ingombrante, un peso, un fastidio per chi decida di correre a un incarico di governo.

Crisi della politica e della rappresentanza, si derubrica la vicenda. Così il mantra diventa “mettiamoci la faccia”. E se faccia deve essere allora,  perchè non pensare, dunque, alla grazia, alla tranquillità, al volto gentile e competente del genere femminile? Tra fibrillazioni prescissioniste in casa Pd e la difficoltà a contarsi del centro destra, o meglio di quel che ne resta, una scelta nell’alveo del gentil sesso sarebbe un cambio di marcia. Che nessuno ci abbia pensato, in realtà, non è neanche del tutto vero. In casa centro destra, la rotta su Palazzo d’Orleans sembra scandita dalla road map di Nello Musumeci verso  le primarie. Ma i dubbi di Forza Italia non sono pochi e non sono nemmeno tanto nascosti. Miccichè lo ha fatto sapere chiaramente. Il Cavaliere da Arcore spinge affinchè in Sicilia ci sia un candidato azzurro. Berlusconi ha fatto un nome ed è quello di Stefania Prestigiacomo.

Già presidente dei giovani industriali di Sicilia e già Ministro, Stefania – agli occhi del cavaliere – rappresenterebbe la sintesi perfetta tra continuità di una tradizione politica e la novità, nel proporre una donna alla guida di una delle regioni più “delicate” d’Italia. Più che di una candidatura vera e propria, però, si tratta soltanto di una “nomina” appena accennata ma già sussurrata al tavolo delle trattative del centro destra. L’ex ministra, diretta interessata, non pare propensa ad accettare un incarico così gravoso. Soprattutto per le poche possibilità di centrare il bersaglio.

La tranquillità del centro destra è perciò solo apparenza. Perchè se dovesse scattare l’opzione Prestigiacomo come competitor alle primarie, la contromossa dei centristi è già pronta, con Giusy Savarino (ex deputato Udc e portavoce di “Diventerà Bellissima”) in rampa di lancio, a schierarsi, un po’ a difesa della candidatura di Musumeci, un po’ a difendere la primazia della politica al femminile in Sicilia.

Di “Presidenta”  nel centrosinistra non se ne parla? Non si sa nemmeno se e quando verranno celebrate le primarie e da chi. Eppure di donne candidabili alla presidenza ce ne sarebbero. A partire da Simona Vicari (attuale sottosegretario del governo Gentiloni) per passare all’europarlamentare Pd, Michela Giuffrida, passando per la pasionaria Cgil, Mariella Maggio. Per ognuna di loro sono innumerevoli indicazioni e controindicazioni nel pensare a un traguardo così ambizioso. Per la Vicari, nonostante sia cresciuta nell’alveo della socialdemocrazia “in finis” Prima Repubblica, il marchio Ncd parrebbe un ostacolo quasi insormontabile nel far convergere adesioni a un prospetto di candidatura. A meno che proprio la sottosegretaria, cresciuta nella scuola politica del Psdi targato Carlo Vizzini, non incarni la sintesi politica di tutti i partiti contro Orlando. Una candidatura a Palazzo delle Aquile in grado di riunire Miccichè e Forza Italia, Ncd e quei pezzi del Pd che vedono il rinnovo di Orlando come la peste, nonostante i successi “culturali” del primo cittadino. Un replay di accordi trasversali già sperimentati in passato al comune di Termini Imerese, quando le alleanze allargate portarono alla vittoria Totò Burrafato.

Tornando alle donne potenzialmente “presidentesse”, nel centrosinistra si contano altri due profili aurei. Il primo risponde al nome della “direttrice” Giuffrida. Per lei, tuttavia , sarebbe un peccato interrompere la prima esperienza da parlamentare europeo:la combattiva giornalista è in prima fila nelle trattative a difesa dell’agricoltura siciliana. La Maggio, infine, è solo una suggestione per chi ama e ha amato la sinistra d’antan, quella che c’era una volta.  E le donne dei Cinquestelle? Tra i grillini, da regolamento, si dovrebbero tenere una sorta di “regionarie” on line. Di papabile, in forma di quota rosa,  c’è Azzurra. Di cognome fa Cancellieri. A colpi di click potrebbe essere una bella lotta in famiglia.

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