E’ pervenuta la notizia che con Deliberazione n.23 del 18 febbraio 2021 la Corte dei Conti ha rilasciato la certificazione negativa sull’ipotesi di accordo quadro del contratto collettivo regionale di lavoro dell’area della dirigenza per il triennio normativo 2016/2018 adducendo motivazioni inerenti soprattutto l’operato dell’Aran Sicilia ed in particolare che “la relazione tecnico-finanziaria prodotta presenta significative lacune informative in ordine agli elementi necessari per l’espressione di un giudizio di attendibilità dei costi contrattuali …” e che “non appare apprezzabile la copertura finanziaria degli oneri di competenza del periodo 2016/2020 alla luce di un quadro finanziario non aggiornato..”, rilevando altresì la mancanza “di elementi di giudizio in riferimento alla copertura finanziaria degli oneri a carico degli esercizi 2021 e seguenti…”
Tutte queste mancanze rilevate dalla Corte dei Conti sembrano adducibili, quindi, agli atti posti in essere dall’ARAN Sicilia.
Questa O.S. ha già precedentemente più volte richiesto il commissariamento dell’ARAN e questo ultimo atto dimostra, ancora una volta, il fallimento dell’operato dell’Agenzia, già perpetuatosi negli adempimenti legati al contratto del Comparto ed alle relative code contrattuali come la riclassificazione del personale, la progressione economica orizzontale per le quali si attende ancora una convocazione al fine di definire tali istituti.
Ancora una volta la scrivente O.S. esprime, quindi, con forza la propria protesta per questa ulteriore rinvio del contratto dei dirigenti regionali, categoria che sconta un blocco contrattuale che dura da oltre 16 anni e che resta a oggi l’unico comparto del pubblico impiego in Italia a non avere avuto il rinnovo del contratto di lavoro e reitera la propria richiesta al Governo di procedere senza ulteriori rinvii al commissariamento dell’ARAN Sicilia.
Il Cobas/Codir ha, contestualmente, già chiesto all’assessore alla Funzione Pubblica, Marco Zambuto, un intervento immediato al fine di porre rimedio all’annosa vicenda che, fino ad oggi, ha negato uno dei più elementari diritti dei lavoratori.