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Mannino: “La nuova politica è un deserto. Cuffaro? È stato un bersaglio”| INTERVISTA

mercoledì 15 Luglio 2020
Calogero Mannino
Calogero Mannino

Calogero Mannino è stato uno dei protagonisti indiscussi della Prima Repubblica. Tanti i suoi incarichi istituzionali. Oramai lontano dalla politica in quanto, come dice lui stesso, “vittima delle magistrature”, il leader dell’ex Democrazia Cristiana scatta attraverso questa intervista una fotografia della situazione politica nello Stivale. E lo fa in modo semplice e lineare. Raccontando la sua verità e il suo punto di vista di ciò che resta della politica, ossia “un deserto”.

Onorevole Mannino cosa ne pensa della politica 2.0… insomma della nuova politica lontana dalla prima Repubblica.

Bisogna partire dal fatto se è nuova è perché è nuova, cioè non ha radici.

Lei oramai è distante dal mondo della politica…

sono distante dalla politica perché sono una vittima di un impedimento da esecuzione giudiziaria interminabile.

Ci spieghi meglio…

Nel 1992 cosa nostra, con le proprie stragi, e le conseguenti vicende giudiziarie parallele a quelle di tangentopoli, insieme in pura coincidenza e differenza, hanno decretato la fine della Prima Repubblica. Larga parte del personale politico è stata colpita. In sostanza il potere giudiziario ha esercitato un potere diverso, quello politico, per colpire una parte. Fondamentalmente DC e PSI, che sono, infatti, scomparsi.

Andiamo per punti…

Le stragi della mafia, con l’utilizzo che ne hanno fatto le forze occulte e gli sviluppi delle vicende giudiziarie avevano un destinatario, il sistema politico, salvo la parte graziata.

Chi?

Caso strano, dopo quasi 50 anni le potenze mondiali che avevano politicamente sostenuto la Democrazia Cristiana, in particolare l’Inghilterra e gli Stati Uniti, hanno accettato il Partito post-comunista proprio nel momento in cui cambiava nome, perché aveva perduto la ragione storico-ideologica.

Sta Parlano di quando il Pci venne sciolto e nacque il Pds, il partito della Quercia (1991)…

Da questo procedimento storico politico è chiaro che sono derivate alcune conseguenze.

Quali?

La prima conseguenza è stata la fine dei partiti politici ad impianto ideologico e sarebbe stato più che logico che tra i partiti ideologici finisse soprattutto il Partito Comunista con un impianto marx-leninista, quale realizzato nell’Unione Sovietica e nella Cina di Mao Tse Tung.

Beh, anche gli altri partiti avevano ispirazioni ideologiche…

Gli altri partiti erano partiti che avevano culture che si ispiravano a visioni ideali “weltaschaung” di caratterizzazione liberale o socialdemocratica.

E la Democrazia Cristiana?

La Democrazia Cristiana rappresentava un terzo genere, si radicava nell’esperienza dei cattolici che avevano accettato lo Stato unitario, superando il non expedit papale. Avevano con Rosmini e Manzoni assunto i valori liberal-democratici che furono propri di Sturzo e De Gasperi. De Gaspari, nel 1943/45 mentre ancora vi era la guerra aveva fondato la DC , rinnovando l’esperienza del partito popolare di Sturzo. De Gasperi, come Sturzo prima, ha costruito un partito che non aveva vincoli ideologici chiusi, ma aveva alle sue spalle una sorgente ideale: la dottrina Sociale della Chiesa ed il magistero di PIO XII, avvalendosi del forte e decisivo contributo di monsignor Giovan Battista Montini. Così il popolarismo ha avuto una resurrezione politica, decisiva per l’affermazione dello Stato Democratico attraverso l’attuale Costituzione. La proposta della Democrazia Cristiana aveva corrispondenza in Europa, con Schumnn Monnet Adenauer.

Ok ma parliamo dei partiti di oggi…

Noi oggi abbiamo dei partiti che non si radicano in niente, a stretto rigore non sono partiti, ma prevalentemente movimenti ad indirizzo personalistico. Nel tempo Forza Italia Berlusconi, 5 stelle, Grillo il comico, Lega Salvini. Dal passato si affacciano all’oggi politico. Il PD che è il partito post-comunista, la Meloni che è il post MSI di Almirante.

Ci porti un esempio…

Il Pci per diventare un partito di maggioranza ha utilizzato la scomparsa della DC e del PSI, si è fatto accettare dagli americani, nella logica geopolitica che è una realtà. La prova assoluta è stata che quando c’è stato un presidente del Consiglio di origine comunista, Massimo D’Alema, ha potuto decidere l’intervento militare in Jugoslavia senza altri crismi decisionali, tipo voto dell’Onu. Altro che Cossiga con la Kappa.

Quindi ci sta dicendo che la sinistra ha stretto un patto di ferro con gli Stati Uniti…

I comunisti per conquistarsi una nuova legittimazione politica si sono voluti far volere bene dagli americani. Basti guardare al grande credito ottenuto da Napolitano.

E che c’entra Napolitano?

Napolitano è il garante della continuità dell’impianto di sistema politico in Italia con riferimento occidentale-atlantico.

Esclusivamente lui?

Non è un fatto personale. E’ una posizione-condizione politica. Lui garantisce la continuità dell’alleanza occidentale insieme agli apparati. I comunisti hanno sempre parlato di doppio Stato.Che non c ‘è mai stato. Ma il sistema non poteva finire e non è finito nel 1992. La continuità dello Stato è un dato di scelta e di necessità. Per tante e per alcune ragioni.

Quali sono queste ragioni?

L’Italia ha perso la guerra ed ha firmato un trattato di pace con gli USA . Tutti sanno o dovrebbero sapere che da quel trattato scendono dei vincoli di legame politico. Del resto ‘ la geopolitica’ è dimensione della storia di ogni tempo e di tutti i tempi.

Quindi pensa che ad oggi gli Stati Uniti hanno un partito politico di riferimento?

No. L’amministrazione America, tenendo saldo il legame con l’Italia tiene ancora he relazioni, diciamo privilegiate.

Ieri con Berlusconi, non lo hanno con la Lega, non lo hanno con i Cinque Stelle. Oggi lo hanno – forse ? – soltanto col il Pd. Gli americani e gli inglesi il rapporto politico tengono ad averlo con il Pd. Che peraltro si è dato da fare, in particolare nel 91/92 per prendere il posto dei democristiani e dei socialisti. Dopo Moro, anche Andreotti e Craxi avevano chiuso.

Ritornando a Napolitano…

Napolitano è la garanzia degli apparati dello Stato. Per fare un esempio la Cia e Fbi se devono parlare con qualcuno in Italia parlano probabilmente per non dire sicuramente con Napolitano.

Ah…

Per altri versi la politica di Napolitano è la politica di garanzia dell’unione Europea. Noi abbiamo visto cacciare dal governo Berlusconi perché gli americani, i francesi e i tedeschi non lo gradivano più.

Un po’ quello che è successo a Salvini?

No! Salvini può esserlo o, invece, è un’altra cosa. Né gli americani né i tedeschi né i francesi gradiscono forze sovraniste per di più con un bel rapporto con la Russia. Come i 5S hanno un rapporto con la Cina.

Insomma siamo una nazione marionetta?

No! Decisamente No. Ma di fatto Siamo dentro mappature politiche mondiali. Non sempre in termini molto forti. Noi abbiamo il più grande debito pubblico di tutti i paesi occidentali.

Allora non possiamo parlare di sovranismo...

Ma quale sovranismo. La politica della Meloni e di Salvini è una politica di pure intenzioni e declamazioni che non stanno in piedi da nessuna parte. Non esiste.

Stando alle sue osservazioni esiste una via di fuga?

Ma non si tratta di fuggire. Ma di stare con forza, credibilità costanza e concretezza.

Allora non ha senso cercare una via di fuga, dall’Occidente Atlantico? dall’Europa? Ma che senso e prospettiva avrebbe ?

Abbiamo un governo ‘non governo’ che sopravvive a se stesso. Le decisioni più importanti, se positive, vengono prese a Bruxelles, per il resto nulla. Sul piano estero abbiamo anche perduto il rapporto politico con la Libia, dove ci sono grandi interessi dell’Eni, cioè del Paese. Gli americani l’hanno lasciata prendere da Erdogan e la Turchia. Adesso Erdogan ha sequestrato anche Santa Sofia, se non un offesa una cancellazione anche della stria dell’Occidente cristiano.

Prima l’Italia aveva ottimi rapporti con la Libia…

Gli americani rimproveravano ad Andreotti i rapporti con Gheddafi. Ma Andreotti come tutti i democristiani era leale agli americani. Però camminava con la sua testa e con la sua intelligenza e non. ‘Era ragione per colpire Gheddafi senza creare il caos attuale.

Ma in tutto questo la Sicilia che ruolo ha?

La Sicilia ha o forse è una occasione mancata. La crisi dei partiti dimostra come nessuno delle attuali posizioni politiche ha un valore ed una strategia interessante. L’unico che avrebbe potuto tentare di tenere l’anima viva della testimonianza della Democrazia Cristiana, come esperienza popolare, avrebbe potuto essere Totò Cuffaro. Ma Cuffaro è stato un bersaglio politico.

Quindi per lei al momento vige il nulla in Sicilia…

Il deserto. Non il ‘Deserto Rosso’ che è un film che molti vogliono vedere, se non hanno ancora visto. Ma c’è soltanto un deserto in film, cioè al cinematografo.

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