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Trattativa Stato mafia: Mannino assolto in Cassazione

venerdì 11 Dicembre 2020

Confermata dalla Cassazione l’assoluzione dell’ex ministro Calogero Mannino, nello stralcio del processo sulla trattativa tra Stato e mafia.

I giudici della sesta sezione penale di Piazza Cavour hanno dichiarato inammissibile il ricorso della Procura generale di Palermo contro la sentenza pronunciata il 22 luglio del 2019 della Corte d’Appello che aveva scagionato l’ex esponente democristiano dall’accusa di violenza o minaccia a corpo politico dello Stato.

Mannino era stato già assolto in primo grado nel novembre del 2015. Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione i giudici di secondo grado scrivevano che “non è stato affatto dimostrato che Mannino” fosse “finito anch’egli nel mirino della mafia a causa di sue presunte ed indimostrate promesse non mantenute (addirittura, quella del buon esito del primo Maxiprocesso) ma, anzi, al contrario, è piuttosto emerso dalla sua sentenza assolutoria che costui fosse una vittima designata della mafia, proprio a causa della sua specifica azione di contrasto a Cosa nostra quale esponente del governo del 1991, in cui era rientrato dal mese di febbraio di quello stesso anno”.

I giudici di secondo grado sottolineavano inoltre come “la tesi della procura” fosse “non solo infondata, ma anche totalmente illogica ed incongruente con la ricostruzione complessiva dei fatti”.

IL COMMENTO DI MANNINO

“La Corte di Cassazione, confermando il giudizio della Corte d’Appello di Palermo, ha posto termine alle esercitazioni di fantasia che l’ossessione persecutoria di alcuni pm ha messo su carta sin dal 1991 in diversi processi nei quali sono stato sempre assolto. Senza retorica, ma con l’emozione del momento, devo sottolineare l’importanza e il valore di questa sentenza che ha riconfermato il verdetto di primo grado e della corte d’appello, quest’ultimo presentato in modo monumentale per precisione, profondità di tutti gli accertamenti e motivazione”.

Così l’ex ministro Dc Calogero Mannino commenta la sentenza della Cassazione che ha confermato la sua assoluzione nel processo stralcio sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

“E’ riconosciuta la mia estraneità alla cosiddetta trattativa Stato-mafia – prosegue – ma soprattutto è ricostruita la lunga fase della mia vita politica dal 1979 al 1992 che è stata caratterizzata da un impegno di contrasto alla criminalità e dalla piena mia adesione alla linea che lo Stato andava apprestando per affrontare il problema della mafia”.

“Mannino – aggiunge – doveva essere ucciso perché aveva lottato la mafia: questo è il passaggio decisivo della ricostruzione che la sentenza della corte d’appello ha fatto. La resistenza opposta dai magistrati della Procura generale di Palermo è stata priva di consistenza sul piano fattuale e ancor più immotivata se non artificiosa e pretestuosa sul piano del diritto”.

“In questo momento, – conclude – che non può che essere di grande serenità, il mio pensiero di gratitudine va alla memoria del professore Carlo Federico Grosso (legale di Mannino nel frattempo deceduto ndr) e il mio sentimento carico di affetto va a Grazia Volo e al suo collaboratore Cristiano Bianchini (entrambi avvocati difensori di Mannino ndr) che sono stati i miei angeli in questa lunga via crucis e lo sono stati anche per la mia famiglia, per mia moglie, mio figlio e adesso per i miei nipoti che potranno andare a testa alta per la vita politica del nonno”.

 

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