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I nodi da sciogliere

Manovra ter tra malumori e schermaglie interne ma per la maggioranza: “Non è un problema politico”

sabato 9 Agosto 2025

Una manovra finanziaria approvata in tempi record, ma non senza scossoni politici. È questo il bilancio della “manovra ter” varata dal parlamento siciliano, che ha visto il rinvio a settembre di emendamenti aggiuntivi e dei cosiddetti fondi per i territori, pari a 35 milioni di euro. Un passaggio che, per molti aspetti, ha segnato una vittoria tattica dell’opposizione di Sala d’Ercole.

Se da un lato gli interventi principali sono stati approvati, dall’altro il mancato via libera a norme ritenute importanti, complice il ricorso al voto segreto, ha lasciato emergere più di qualche malumore interno alla maggioranza. Il governo regionale è andato sotto su diversi articoli, come quello relativo all’acquisto dell’immobile di via Cordova 76, di proprietà del Fondo pensioni per il personale della Cassa centrale di Risparmio Vittorio Emanuele per le province siciliane, che avrebbe dovuto contribuire all’abbattimento delle locazioni passive della Regione.

Dietro le quinte, secondo le indiscrezioni di Palazzo dei Normanni, i franchi tiratori sarebbero stati circa 17-18, distribuiti trasversalmente tra le forze di maggioranza di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Mpa.

Fratelli d’Italia: “Malumori personali, non un problema politico”


Sul tema interviene Giorgio Assenza, capogruppo di Fratelli d’Italia, che osserva: “Se arriviamo addirittura a diciassette franchi tiratori, non c’è nessun gruppo immune. Nessuno, nessuno. Purtroppo, con questi numeri, necessariamente uno o due di Fratelli d’Italia ci saranno compresi. Non è un problema di natura politica, ma malumori personali di ciascuno, singoli che sfogano in maniera irresponsabile trincerandosi dietro il voto segreto. Non credo sia sul merito degli articoli bocciati, come i contributi per l’editoria o altro. Qualcuno probabilmente aveva aspettative andate deluse“.

Assenza aggiunge: “Siamo a metà del giro di boa del governo e quindi magari qualcuno si aspetta che venga fatta una verifica”. Quanto al merito della manovra, il capogruppo sottolinea: Le cose importanti sono state tutte approvare. Liste d’attesa, scuole, strade provinciali, videosorveglianza, dissalatori. L’impianto della manovra è rimasto intatto. Sono caduti tre articoli senz’altro di peso ma non ne compromettono il senso complessivo. Il presidente Schifani ha la volontà di ripresentarli a settembre e credo si possano recuperare“.

Forza Italia: “Schermaglie interne, non un voto contro Schifani”

Per Stefano Pellegrino, capogruppo di Forza Italia, la vicenda non è un segnale di sfiducia verso il governatore: Il problema non è un voto a Schifani, ma piuttosto questioni interne. Gelosie o invidie tra colleghi. Non è un voto negativo nei confronti del governo, tant’è che poi, al voto finale, tutti ci siamo rallegrati per l’approvazione. È più un fatto trasversale che un attacco diretto alla presidenza della Regione”.

Pellegrino evidenzia che si tratta di schermaglie interne, sia all’interno dei gruppi sia tra i gruppi” e aggiunge sul presidente Schifani: “navigato com’è, saprà trovare le soluzioni per rendere coesi i vari gruppi”. Poi sottolinea un elemento politico: “Per la prima volta, senza interventi parlamentari o spazi territoriali con risorse, si approva una manovra. Si è lasciata la vecchia logica di destinare fondi ai singoli territori. È la dimostrazione che l’attenzione è per tutta la Sicilia”.

Mpa: “Nessun ruolo nella bocciatura”

Sul fronte Mpa, il vicecapogruppo Giuseppe Lombardo respinge le accuse: “Non è assolutamente così da parte nostra. Abbiamo manifestato dissenso sulla riforma dei consorzi di bonifica e lo abbiamo detto chiaramente. Su questa vicenda non siamo stati noi a consentire la bocciatura. Sono illazioni messe in giro per creare uno scontro col presidente della Regione, che noi non vogliamo“.

Lombardo ribadisce che il movimento “si muoverà nel solco della lealtà alla coalizione e al presidente della Regione” e che, sui provvedimenti contestati, “il dissenso verrà manifestato apertamente in Commissione o in Aula, senza bisogno di voti segreti“.

I nodi da sciogliere a settembre

La “manovra ter” approvata in questi giorni resterà negli annali non solo per la rapidità dell’iter, ma per un retrogusto amaro lasciato nei corridoi di Palazzo dei Normanni. Dietro il voto segreto forse più di qualche crepa sembra intaccare la maggioranza che, se ignorata, rischia di allargarsi nei prossimi mesi. A settembre, con il ritorno in Aula degli articoli bocciati, si capirà se i malumori di questi giorni saranno stati un episodio isolato o il preludio a un autunno caldo per il governo Schifani.

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