In questo secondo round la commissione Bilancio, riunitasi alle 15:30, ha fatto ulteriori passi in avanti per approvare le norme contenute nel ddl “Variazioni al bilancio di previsione della Regione per il triennio 2024-2026”.
Passati al vaglio della II commissione parlamentare gli articoli 1,5,7, 10-17. Si chiude una partita importante in vista della road map voluta dal presidente della Regione Renato Schifani che spinge sull’acceleratore per concludere in tempi brevi tutte le manovre. Ma cosa c’è scritto? Facciamo il punto delle misure elaborate dalla “manovrina” del governo Schifani.
Intanto il disco verde è passato per gli interventi diretti a contrastare l’emergenza idrica in Sicilia, al netto delle ulteriori richieste di finanziamenti necessari per mitigare gli effetti della crisi avanzate da Comuni, Ati, Enti gestori del servizio idro-potabile esaminate ed approvate dalla Cabina di Regia e dal Dipartimento della Protezione Civile. Misure che rappresentano la necessità di incrementare l’attuale disponibilità finanziaria che ammonta a 30 milioni di euro e ai quali si aggiungono ulteriori 27,5 milioni di euro. Somme che serviranno, in particolare, per l’acquisto di beni e servizi, per le progettazioni e indagini per dissalatori, manutenzione mezzi e contributi ai comuni per le spese di consumo ed esercizio autobotti per rifornimento idrico, nonché per l’approvvigionamento di gasolio. Senza dimenticare che per fronteggiare la crisi e mitigarne gli effetti l’articolo 1 prevede di realizzare le infrastrutture idrauliche. Una rete di opere che mira all’efficientamento delle reti idriche, al ripristino della funzionalità dei pozzi e di impianti di potabilizzazione e di impianti di sollevamento acqua. Poi la sistemazione e potenziamento delle sorgenti.
L’articolo 5 prevede contributi ai comuni “titolari di infrastrutture ricadenti negli agglomerati industriali della Sicilia” per 2,5 milioni di euro. Approvata la norma che anticipa 10 milioni di euro per la Rete idrica di Agrigento rispetto ai fondi già stanziati e previsti dagli Fsc, ma ancora non utilizzabili. Un’anticipazione economica che sarà restituita al momento della disponibilità dei fondi di sviluppo e coesione.
La bonifica dei siti contaminati rappresenta una delle problematiche più rilevanti nell’ambito degli interventi di recupero e risanamento ambientale nel territorio siciliano. La Regione Siciliana ha messo a punto nella manovrina un piano operativo pluriennale (10 anni) predisposto dall’assessorato regionale all’Energia per la bonifica delle aree inquinate che riporta l’elenco dei siti potenzialmente inquinati e che definisce, tra l’altro, l’aggiornamento e la verifica dei dati. Obiettivo del Piano regionale è per l’appunto il risanamento ambientale di tutte quelle aree del territorio regionale che risultano inquinate da interventi accidentali o dolosi, con conseguenti situazioni di rischio sia ambientale che sanitario.
L’attività di bonifica dei siti potenzialmente inquinati si articola in una serie definita di fasi. Si parte dall’indagine preliminare sui parametri oggetto dell’inquinamento per accertare i livelli delle
concentrazioni soglia di contaminazione (CSC). In caso di superamento del livello delle CSC si va alla predisposizione di un piano di caratterizzazione necessario per la determinazione delle concentrazioni soglia di rischio (CSR) applicando la procedura di analisi di rischio e sulla base degli esiti della procedura dell’analisi di rischio, qualora sia dimostrato che la concentrazione dei contaminanti presenti nel sito è superiore ai valori di concentrazione, si procede con la progettazione operativa degli interventi di bonifica o di messa in sicurezza, operativa o permanente.
Approvati su proposta dell’assessorato regionale agli Enti locali anche i contributi per la rimozione della cenere vulcanica. Un emendamento aggiuntivo include tra i comuni aventi diritto anche quello di Lipari. L’attività vulcanica dell’Etna ha continuato a produrre nell’anno 2024 numerosi eventi parossistici in corrispondenza dei crateri sommitali del vulcano Etna, con ricaduta di cenere vulcanica nei territori di diversi ambiti comunali e conseguente necessità di rimuovere la cenere accumulatasi nelle strutture e infrastrutture pubbliche. Ciò al fine di garantire le normali condizioni di vivibilità e di ripristinare la funzionalità della viabilità nei territori comunali, nonché di consentire la ripresa della pubblica attività. Le Amministrazioni dei territori interessati al fenomeno della ricaduta di cenere vulcanica su strade e spazi pubblici hanno provveduto autonomamente ad attivare i primi interventi di pulizia rappresentando alla Regione Siciliana la necessità di un sostegno finanziario per le attività emergenziali.
Interventi di manutenzione straordinaria opere idriche (art. 14)tramite i consorzi di bonifica – come prevede l’emendamento – da eseguire con urgenza per fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici, le produzioni delle aziende agricole e garantire sufficienti volumi d’acqua per l’irrigazione delle colture.
Nella variazione di bilancio sono previste le spese per l’acquisto di beni immobili. Nell’ottica di migliorare la distribuzione logistica degli uffici di competenza regionale, il dipartimento regionale delle Finanze e del Credito “è autorizzato all’acquisto dell’immobile cielo-terra sito in Palermo, Via Cordova n. 76 allo stato di proprietà del Fondo pensioni per il personale della Cassa centrale di Risparmio V.E. per le province siciliane – Palermo”, si legge nel ddl.
Sì anche al contributo di circa 4,2 milioni di euro a fondo perduto previsto dall’articolo 17 per rifare la rete idrica di Caltanissetta che, come la provincia di Agrigento, versa in una grave crisi idrica.